23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Il sisma in Emilia

Severino: I detenuti ricostruiranno l'Emilia

È la proposta che ha fatto il ministro della Giustizia in visita ai carceri di Bologna e di Castelfranco Emilia nel Modenese. Rao (UdC): Chi ha sbagliato può ricostruire. Ferri (Magistratura Indipendente): Servono fondi. Calderoli: Detenuti? Piuttosto facciamo tornare i soldati

BOLOGNA - Una parte dei detenuti nelle carceri dell'Emilia Romagna, quelli «non pericolosi», potrebbero essere utilizzati per lavorare alla ricostruzione delle città colpite dal terremoto di questi giorni. È la proposta che ha fatto il ministro della Giustizia, Paola Severino, in visita ai carceri di Bologna e di Castelfranco Emilia nel Modenese.

Un'occasione «doppiamente utile» - «Ho sempre pensato che il lavoro fosse il vero modo per spingere il detenuto alla socializzazione - ha spiegato Severino incontrando i giornalisti e gli agenti della polizia penitenziaria dentro al carcere de La Dozza a Bologna - in momenti come questo del terremoto che impongono invertenti tempestivi e immediati, si potrebbe vedere anche una parte della popolazione carceraria tra i protagonisti di una esemplare ripresa». Secondo l'idea del ministro potrebbero entrare a far parte di questo progetto le persone «già in regime di semilibertà o quelli non pericolosi».
Questa sarebbe una occasione di inserimento del detenuto «doppiamente utile» dal momento che «lui si sentirebbe utile alla società» e allo stesso tempo, per Severino, questo progetto «insegnerebbe alla cittadinanza a considerare il detenuto un soggetto che può essere ancora utile, non un peso».

Le stime del Ministro - La proposta annunciata questa mattina dal ministro dovrà naturalmente essere discussa e approvata nei prossimi giorni con i direttori dei carceri emiliano-romagnoli. Intanto però Severino ha fatto una stima: a Bologna sono 101 i detenuti in alta sicurezza e questi, naturalmente, non saranno impiegati in questi lavori; ci sono poi 246 tossicodipendenti e il 57% dei detenuti sono extracomunitari. «Credo che si possa lavorare molto sui detenuti tossicodipendenti e gli stranieri dal momento che quelli in alta sicurezza sono solo il 10%. Lavorerei su queste due fasce».

Rao (UdC): Chi ha sbagliato può ricostruire - «Chi in passato ha sbagliato, oggi può ricostruire. Brava Severino sull'impiego dei carcerati non pericolosi nella ricostruzione!». Lo scrive su twitter il deputato Udc Roberto Rao.

Granata (FLI): Un'opportunità per i detenuti - «Fli sostiene l'iniziativa del ministro Severino e crede che sia una grande opportunità per i detenuti, una bella pagina da scrivere di solidarietà nazionale e una conferma della funzione rieducativa della pena. Bravo il ministro, senza se e senza ma». Lo ha dichiarato in una nota il vice coordinatore nazionale di Fli, Fabio Granata.

Calderoli: Detenuti? Piuttosto facciamo tornare i soldati - «Al posto che aprire le porte delle galere, come suggerisce il ministro Severino, con i rischio di far uscire anche persone pericolose, facciamo invece tornare dalle varie missioni all'estero le migliaia di nostri soldati dislocati in giro per il mondo, e con essi i mezzi annessi al loro seguito incluso il genio militare, e impegniamoli nella ricostruzione delle zone dell'Emilia colpite da questo terribile sisma». Lo afferma il coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord e componente del comitato esecutivo federale dei triumviri, Roberto Calderoli.

Ferri (MI): Servono fondi - «Condivido - dice in una nota Cosimo Ferri, segretario di Magistratura indipendente - la proposta del ministro della Giustizia 'porte aperte delle celle notte e giorno' per consentire di fornire apporto dei detenuti alle popolazioni terremotate».
«Occorrono però - osserva il leader della minoranza dell'Anm - fondi per realizzare progetti e consentire ai magistrati di sorveglianza di valutare concretamente la fattibilità della concessione dei permessi. Già nel passato a Milano alcuni detenuti fornirono un importante aiuto per liberare la città dalla tempesta di neve che aveva bloccato la viabilità. La magistratura - conclude Ferri - deve quindi cogliere con favore questa proposta ed il ministro deve sollecitare gli enti territoriali o destinare un fondo nazionale utilizzando per esempio entrate della cassa delle ammende».