20 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Centrodestra | Lega Nord

Maroni (dopo Bossi) non esclude il ritiro dal Parlamento

Il Senatùr: Vogliamo l'indipendenza, nessuno faccia più il Deputato. Il Presidente del Piemonte Cota: Condivido al 100% l'impostazione di Maroni. Dozzo: Riconoscere lingua veneta e piemontese prima di quella rom

MILANO - La Lega fuori dai palazzi romani e concentrata sul territorio dove è nata e ha messo radici, il nord Italia. Dopo 25 anni dalla prima elezione di un leghista (Umberto Bossi) a Palazzo Madama e di presenza ininterrotta di esponenti del Carroccio in Parlamento, l'ipotesi di lasciare Roma e di non candidarsi alle prossime elezioni politiche, ventilata oggi da Roberto Maroni («decideremo al Congresso») non è una suggestione di fantapolitica ma un'opzione concreta su cui sia Maroni sia Bossi ragionano da qualche tempo. Il primo a parlarne, esattamente un mese fa, è stato lo stesso Bossi in un comizio pre-elettorale a Como. «Spero sempre che nessuno vada a fare più il deputato a Roma, compreso me», disse allora Bossi in una delle poche uscite pubbliche dopo le sue dimissioni. «A posteriori - fu il suo ragionamento, peraltro allora pressoché ignorato dai giornali - andare a Roma è stato un errore».

Bossi: Il nord vuole l'indipendenza - L'obiettivo dichiarato, in un momento di difficoltà conclamata dalla perdita di consensi alle amministrative in seguito alle inchieste giudiziarie che hanno coinvolto l'anima stessa della Lega, Bossi e la sua famiglia, è di rilanciare il movimento: «Rinnoveremo la nostra proposta politica per tornare a prendere quei consensi perduti a queste elezioni e per aumentarli», ha detto oggi Maroni. Su come fare Bossi, il 24 aprile scorso, ancora prima di ricevere l'avviso di garanzia per truffa aggravata allo Stato, aveva già le idee chiare: «Il nord vuole l'indipendenza» e quindi bisogna fare «La guerra, la battaglia per la libertà del nord, che dopo tanti anni di Italia e di Roma ne ha piene le scatole». In quell'occasione Bossi rimpianse addirittura l'occasione persa per raggiungere l'obiettivo al numero 1 dello Statuto leghista, l'indipendenza della Padania. «Quando siamo andati sul Po e a Venezia - disse Bossi ai sostenitori comaschi - dovevamo lanciare la lotta di liberazione perché se gli dai tempo lo Stato si organizza».
Ma anche lo stesso Maroni, solo una decina di giorni fa a Cesena, al Congresso della Lega Romagna, è stato altrettanto esplicito sulla «politica romana» ormai troppo lontana. «Non è detto - disse - che non passi presto la linea di non candidarci alle elezioni politiche e non mandare più i nostri rappresentanti al Parlamento».

Cota: Condivido al 100% l'impostazione di Maroni - «Condivido al 100% l'impostazione di Maroni, cioè di tornare in presa diretta sul territorio, perché è da qui che si riparte». È il commento del presidente della Regione Piemonte Roberto Cota sull'ipotesi che la Lega non si presenti col proprio singolo alle prossime elezioni.
A margine dell'inaugurazione del museo del risparmio, promosso a Torino da Intesa Sanpaolo, Cota ha tuttavia sottolineato che la decisione di presentarsi o meno alle prossime elezioni politiche spetta al congresso del partito. «Deciderà il congresso» ha concluso il governatore piemontese.

Dozzo: Riconoscere lingua veneta e piemontese prima di quella rom - La commissione Affari esteri ha approvato quasi all'unanimità l'emendamento del Partito democratico sul riconoscimento delle lingue rom e sinti nel nostro Paese. L'unico voto contrario in merito è stato espresso dalla Lega Nord. E' quanto si legge in un comunicato del Carroccio.