26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Cena con i militanti leghisti a Lesa

Bossi: Avanti con Maroni, la bufera passerà

Il leader della Lega: Io presidente federale? Se mi eleggono. Lascio solo quando la Padania trionferà. I figli sono figli ma la storia della «paghetta» non è vera. Il Presidente del Veneto Zaia: «Né bossiano né maroniano, stop ai fanatismi»

LESA - Umberto Bossi è convinto che la bufera giudiziaria sulla Lega «passerà» ed esprime il suo assenso all'accordo che ha portato al via libera per la candidatura di Roberto Maroni a segretario federale della Lega. «Io sono d'accordo», ha detto a margine di una cena con i militanti leghisti a Lesa, sul lago Maggiore. A chi gli ha chiesto se Bossi sarà il presidente federale del Carroccio, il senatùr si è limitato a replicare: «Se mi eleggono».

Lascio solo quando la Padania trionferà - «Non è assolutamente vero che ho intenzione di lasciare. E' la prova provata che piacerebbe al sistema e ai suoi uomini. Lascerò soltanto quando la Padania trionferà».

I figli sono figli ma la storia della «paghetta» non è vera - Nessun proverbiale pedata sul sedere ai figli, da parte di Umberto Bossi, dopo le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la famiglia del senatùr. A precisa domanda, Bossi ha replicato. «No, i figli son figli». E «l'errore è stato fare entrare nella Lega ragazzi troppo giovani, facilmente raggirabili». Bossi, che ha parlato con i giornalisti prima di una cena con i militanti a Lesa sul Lago Maggiore, ha quindi escluso che nella disponibilità dei fondi per i rimborsi elettorale ci fosse una «paghetta» di 5.000 euro al mese per i figli. A chi gli ha chiesto se «La storia della paghetta» è vera?, Bossi ha replicato: «No, quella non è vera».

Zaia: Né bossiano né maroniano, stop ai fanatismi - Il presidente del Veneto, Luca Zaia ribadisce la sua estraneità dalle correnti personali nella Lega Nord. Non si sente, come sottolinea in un intervista al Gazzettino, né bossiano né maroniano.
«Non sopporto i fanatismi. Non sono mai stato un bossiano e non sono un maroniano. Ma ho molta difficoltà - spiega - a comprendere come qualcuno che fino a poco fa saliva sul palco accanto a Bossi per cantare il «Va Pensiero» con la mano sul cuore possa dire oggi quello che a quei tempi non aveva il coraggio di affermare. Io a Bossi ho sempre detto quello che pensavo».

Non siamo di fronte a un complotto - Sul caso Stiffoni, l'ex amministratore anch'egli indagato dalla procura di Milano, aggiunge: «I processi vanno fatti nelle sedi deputate. Ho fiducia nella magistratura e ognuno ha il diritto a difendersi. La sua espulsione dalla Lega è stato un atto legato alla sua autosospensione». Non manca chi parla di un complotto contro la Lega. «È ora di finirla con questi discorsi. Smettiamola - avverte il governatore - di cercare sempre altrove la causa dei nostri problemi. Non siamo di fronte a un complotto. Cospargiamoci invece il capo di cenere e pensiamo - ha concluso - alle nostre colpe. La magistratura fa solo il suo dovere.»