26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
La crisi economica vista dal Colle

Crisi, Napolitano: Per crescere investire in ricerca

Il Presidente della Repubblica: La vitalità di quella italiana è confermata dai successi sulle staminali. L'ex Ministro Tremonti al Corriere: Sono positivo, ma gli eurobond servono comunque. Il Sottosegretario Polillo: Ora è necessaria la riforma del lavoro

ROMA - «In questo difficile momento di crisi, investire adeguate risorse nella ricerca e nell'innovazione costituisce una priorità irrinunciabile al fine di promuovere una efficace strategia di crescita della economia del nostro paese». Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato in occasione della quarta edizione della giornata divulgativa sulle cellule staminali, che si svolge in venti regioni italiane e coinvolge altrettanti atenei.
«L'alta qualità e vitalità della ricerca italiana - ha evidenziato Napolitano nel messaggio al direttore del Centro di ricerca sulle cellule staminali dell'Università degli studi di Milano, Elena Cattaneo - è confermata dai successi conseguiti in nuovi campi di indagine e in particolare nel trattamento delle cellule staminali, che suscita vive speranze di cura e guarigione in quanti sono colpiti da patologie gravi e spesso letali».

Tremonti: Sono positivo, ma gli eurobond servono comunque - Premesso che «la crisi della Grecia non è finita» sulla situazione economia in generale l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è «oggettivamente positivo, non negativo». Tremonti ha espresso la sua analisi alla presentazione del suo libro Uscita di sicurezza oggi nella sede del Corriere della sera a Milano. Secondo l'ex ministro, «gli eurobond servono comunque: è un fatto politico, di speranza» e, ha aggiunto, «sono assolutamente a favore del fiscal compact (il nuovo patto di disciplina di bilancio firmato da 25 paesi dell'Unione europea, ndr) che però è solo un pezzo degli interventi da mettere in campo, non è il tutto».
Riguardo l'Italia, «occorre creare un ethos positivo - ha osservato Tremonti - perché non è vero che va tutto male. Questo è un paese più forte di quanto si immagini. Ci siamo fatti tutti molto male. Capisco le opposizioni che fanno il loro mestiere ma è venuta fuori una rappresentazione dell'Italia troppo negativa». In altre parole «l'Italia non ha rappresentato all'estero i suoi elementi di forza».
Commentando le ultime immissioni di liquidità nel sistema bancario da parte della Bce, Tremonti ha sottolineato che «si stanno localizzando i debiti pubblici. Adesso ciascuno Stato compra il proprio debito e con ciò finisce la logica del mercato e quindi della solidarietà comune. A qualcuno converrà ma non è questa la strada giusta».

Polillo: Cauto ottimismo, ora è necessaria la riforma del lavoro - Rispetto alla crisi c'è un «cauto ottimismo», ma ora bisogna guardare alle riforme e in particolare a quella del mercato del lavoro per «aumentare la produttività e dunque per ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti». Lo ha detto il sottosegretario all'Economia, Gianfranco Polillo, partecipando a Orvieto alla tavola rotonda sull'economia promossa nell'ambito della scuola di formazione politica del Pdl.
«I dati - ha spiegato - dimostrano che nonostante la notte nera, qualcosa si sta muovendo e come rabdomanti dobbiamo cercare i primi segni che non ci dicono che il peggio è alle spalle, ma c'è un cauto ottimismo. Il nostro Paese vive ancora al di sopra delle proprie possibilità, c'è un deficit della bilancia dei pagamenti perché il sistema produttivo italiano non è in grado di finanziare i consumi interno».
«Ecco perché - ha osservato Polillo - si apre un discorso serio sulle riforme, e in particolare su quella del lavoro, che nel breve periodo rappresenta il primo strumento per aumentare la produttività e dunque per ridurre il deficit della bilancia dei pagamenti. Quando sento chi dice che c'è la necessità di aumentare i consumi anche in deficit io dico che se non aumentiamo la produttività, l'aumento di consumi che avremo determina non un aumento della prodotto interno, ma in buona misura l'aumento delle importazioni. Questo ci porta a dire che il problema vero della società italiana è la politica dell'offerta: solo una volta aumentata la produttività si può pensare a un aumento dei consumi».