18 aprile 2024
Aggiornato 15:00
L'intervista all'Espresso

Riforme: Veltroni, fare sul serio la seconda Repubblica e il bipolarismo

«Maggioranza PD - PDL - Terzo Polo solo per questa Legislatura». Impossibile invece affrontare ora il tema del presidenzialismo, secondo il democratico: «Noi abbiamo alle spalle anni di berlusconismo»

ROMA - «Escludo in modo categorico che questa maggioranza possa governare anche dopo la fine di questa legislatura». Lo dice Walter Veltroni in una intervista all'Espresso. «Dobbiamo approfittare di questo anno e mezzo - prosegue - per fare sul serio quello che abbiamo solo finto di aver fatto: la Seconda Repubblica e il bipolarismo».
«L'abbiamo chiamata per comodità Seconda Repubblica - ragiona l'ex segretario del Pd - ma è stata una Prima Repubblica bis, si è cambiata la legge elettorale e ci si è illusi di aver costruito così le nuove istituzioni. Non si potrà parlare di Seconda Repubblica finché non si metterà mano alla Costituzione. Così come non ci sarà un vero bipolarismo finché non ci saranno due schieramenti in competizione per governare e non per distruggere l'avversario».

Questi i punti da affrontare secondo Veltroni: «Monocameralismo. Senato delle regioni. Rafforzamento dei poteri del premier e di quelli di controllo del Parlamento. Modifica dei regolamenti parlamentari, con il riconoscimento di una dialettica tra la maggioranza e l'opposizione, o più opposizioni. A questo dovremo aggiungere regole che tengano i partiti fuori dalla gestione delle aziende pubbliche di ogni ordine e grado. E tetti rigidi per le spese elettorali dei candidati. Perché la legalità e la questione morale per me fanno parte, nel disinteresse generale, dell'emergenza italiana».

Impossibile invece affrontare ora il tema del presidenzialismo, secondo il democratico: «Considero i sistemi presidenziali, come quello americano o brasiliano, e semi-presidenziali alla francese, altamente democratici. Ma noi abbiamo alle spalle anni di berlusconismo. E finché ci saranno le scorie del populismo sarà difficile affrontare il tema come andrebbe fatto: con confini durissimi, sui conflitti di interesse, sui poteri di controllo del Parlamento. Rafforziamo i poteri del premier e l'autorevolezza delle Camere. Poi si potrà parlare del resto. Ora sarebbe sbagliato farlo».