19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
La manovra economica del Governo Monti

Bastone e carota di Berlusconi: Manovra non nostra, ma la sosterremo

Va avanti per due ore l'Ufficio di presidenza del Pdl. Silvio Berlusconi sbadiglia molto, parla poco e, per l'ennesima volta, illustra al partito la linea «bifocale» nei confronti del governo dei Professori. Si tentano modifiche su Ici. Il Cavaliere apre il capitolo legge elettorale

ROMA - Il bastone: Questa non è la nostra manovra. La carota: Non faremo mancare il nostro sostegno al governo. E poi ancora il bastone: Il Pdl è il principale supporto, Monti non può non tenerne conto. E ancora la carota: Voteremo le misure per senso di responsabilità. Va avanti per due ore l'Ufficio di presidenza del Pdl. Silvio Berlusconi sbadiglia molto, parla poco e, per l'ennesima volta, illustra al partito la linea «bifocale» nei confronti del governo dei Professori. Gli ex An continuano a essere poco convinti del sostegno all'esecutivo, ma la riunione non va oltre lo «sfogatoio» perché tanto la linea è già definita. Certo, resta il problema di quella tassa sulla prima casa che non va giù proprio a nessuno e c'è il tema delle pensioni. E allora qualche modifica si può sperare di ottenerla: ad occuparsene - viene riferito - sarà un pool di 5 persone (Romani, Gasparri, Cicchitto, più due «esperti» designati dai capigruppo). Nessun coordinamento con Pd e Udc - è l'orientamento - perchè a troppi l'immagine non piace. Tuttavia, un'interlocuzione con gli altri partiti che sostengono il governo sarà inevitabile, ma insomma - è il ragionamento - deve essere chiaro che non c'è nessuna alleanza.

Silvio Berlusconi cerca di addolcire gli animi dei pidiellini meno «accomodanti» con Monti sfoggiando i suoi amati sondaggi: il partito - assicura - è ancora il primo d'Italia con il 28,1% di consensi. Lui stesso, spiega, in poco più di due settimane ha guadagnato 8 punti di gradimento. Ma soprattutto, il Cavaliere, gioca la carta della 'rincorsa' e ricorda i due anni di 'purgatorio' vissuti durante il governo Prodi. «Se fossimo andati a elezioni ora - è stato il ragionamento dell'ex premier - ci avrebbero addebitato la colpa della crisi. Ricordiamoci che nel 2006 siamo stati in grado di riguadagnare 13 punti». Anche il segretario del Pdl, Angelino Alfano, sposa la linea: l'atteggiamento responsabile - dice - ci sta premiando. E poi, magra consolazione: «Il nostro compito è complesso e difficile, ma non è più facile quello del Pd». Le difficoltà del principale 'competitor' e il nodo del suo rapporto con la Cgil, d'altra parte', sono argomenti che nel Pdl vengono spesi a piene mani dai fautori della linea pro-Monti. Insieme al non sottovalutabile argomento che così «il lavoro sporco» lo sta facendo il governo dei professori e il Popolo delle libertà si potrà presentare nella prossima campagna elettorale sostenendo di non aver «mai messo le mani nelle tasche degli italiani».

Il Cavaliere apre il capitolo legge elettorale - Che Silvio Berlusconi stia già pensando alla prossima chiamata alle urne, in fondo, lo dimostra anche un'altra frase buttata lì, quasi a caso durante l'intervento in Ufficio di presidenza: Bisogna avviare subito un tavolo per le modifiche della legge elettorale. L'ex premier ha affidato il compito ai due capigruppo di Camera e Senato e ha piantato anche i suoi tre paletti: mantenimento del bipolarismo, introduzione di preferenze in quota parte e premio di maggioranza nazionale anche al Senato. Un modo, viene spiegato, per non arrivare impreparati alla sentenza della Consulta sull'ammissibilità del referendum, ma anche per lanciare un segnale all'Udc e cercare di gettare un amo al Pd, che potrebbe essere interessato a una riforma che tuteli i maggiori partiti. Il Cavaliere, certo, non ha perduto la speranza di riagganciare la Lega e anzi, durante la riunione, si sarebbe detto convito che il Carroccio stia facendo una opposizione tattica ma che in privato molti gli avrebbero garantito che l'alleanza sarà salva. Frasi smentite con una nota, ma che più di uno dei presenti conferma siano state pronunciate dall'ex premier. Che avrà pure scelto il ruolo di 'padre nobile' del Pdl, ma non sembra intenzionato a rinunciare a prendere la parola durante la plenaria del congresso del Ppe che si terrà a Marsiglia: lo farà, probabilmente, giovedì mentre domani lascerà la scena ad Alfano.