18 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Il Pdl resta inquieto

Manovra, Berlusconi «chiede» la fiducia a Monti

Gli ex An fremono, ma il Cavaliere e Alfano puntano a linea «buonista» che in realtà si traduce in qualche limitata modifica a un testo che, nel complesso, è già stato abbondantemente digerito dai vertici del partito

ROMA - Secondo chi conosce bene la psiche di Silvio Berlusconi, ogni citazione che Mario Monti gli ha riservato oggi in Aula (due dirette, qualche altra indiretta) ha permesso via via di abbassare ulteriormente l'asticella posta dal Pdl al premier per l'approvazione della manovra. Che in realtà si traduce in qualche limitata modifica a un testo che, nel complesso, è già stato abbondantemente digerito dai vertici del partito. E d'altra parte, al netto della propaganda pidiellina, non è un mistero che a Palazzo Grazioli la forma presa dal provvedimento anticrisi abbia provocato se non soddisfazione, quantomeno apprezzamento. E così Berlusconi si appresta a benedire la manovra del suo successore senza particolari patemi e con un unico obiettivo: far sfogare la pancia del Pdl, gli aennini inquieti e qualche forzista anti-tasse della prima ora, agevolando il cammino dell'esecutivo (e il proprio), fino al punto di sollecitare (e auspicare) una rapida approvazione facendo ricorso a una fiducia capace di tramortire ogni dissenso interno.

Domattina il Cavaliere riunirà l'Ufficio di presidenza per affermare la linea del partito. Non è un mistero che la scelta di Monti di rinunciare al ritocco dell'Irpef abbia fatto piacere dalle parti di via dell'Umiltà. E la decisione di non ricorrere alla patrimoniale, quella soprattutto avrebbe fatto sorridere Berlusconi. Il quale, secondo diverse fonti, sembra essersi davvero calato (almeno per il momento) nel ruolo di sostenitore dell'esecutivo. Non abbastanza da fare concorrenza a Casini, ma tanto da non averlo nascosto neanche oggi, durante un vertice a palazzo Grazioli. «E poi guardate che fine sta facendo il Pd», avrebbe rilevato Berlusconi.

Gli ex An fremono - Se Silvio ride - invitando il governo a porre la fiducia per approvare il testo, giurando lealtà a Monti e indicando nelle commissioni parlamentari la sede dove «migliorare» una manovra comunque da sostenere nel suo complesso - una parte del partito si agita, scalpita, cerca di individuare margini di manovra. Sono soprattutto i dirigenti che fin dall'inizio hanno provato a reclamare le urne in chiave anti Monti. Da Giorgia Meloni a Ignazio La Russa fino ad Altero Matteoli, in queste giorni buona parte degli ex An chiede in coro modificare al testo, all'insegna dell'equità. Sull'Ici, in particolare, si concentra l'attenzione di chi ritiene che la prossima battaglia debba portare a salvaguardare i proprietari delle prime case.

Nel mirino anche la gestione Alfano - Ma nel mirino di una parte dei malpancisti ci sarebbe in realtà anche la gestione di questa fase da parte del segretario Alfano. E forse non è un caso che i big ex FI che lo sostengono rilevano un presunto feeling di Angelino con il Professore-premier. «Si incontrano, parlano al telefono, i due lavorano bene assieme». C'è chi si spinge a ipotizzare anche patti in vista del 2013, in un'ottica di spartizione di Palazzo Chigi e del Colle. Fantapolitica, per ora, ma il solo parlarne autorizza a rilevare la distanza con l'ala «perplessa» del pidielle.

Stando alla cronaca, invece, da più parti già si immagina l'esito della riunione di domani a Grazioli. Sarà uno «sfogatoio», rilevano diverse fonti, servirà anche ad ex forzisti come Brunetta e Martino per mettere in guardia dal rischio di un eccessiva pressione fiscale e marcare distanza. Ma finirà con un voto compatto - o quasi - sulla linea indicata oggi in Aula da Fabrizio Cicchitto: servono miglioramenti, a partire dall'Ici, ma il sostegno del Pdl a Monti comunque non è in discussione. Sperando, forse, che il governo ponga la fiducia. Per tirare la corda, strappare o rompere non mancherà infatti il tempo, come è stato ripetuto anche in queste ore ai malpancisti in fermento.