Camusso: Nelle fabbriche nessun segnale terrorismo
Il Segretario della CGIL replica al Ministro del Lavoro Sacconi: «Vedo piuttosto il rischio di una rivolta sociale»
ROMA - Nessun segnale né nelle fabbriche, né negli uffici, né nei luoghi di lavoro «che faccia presagire un ritorno agli anni della violenza politica». Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, torna a replicare alle parole del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sul rischio di un ritorno al terrorismo, in un'intervista a Repubblica. Secondo la Camusso se Sacconi ha elementi per sostenere le sue affermazioni «non dovrebbe costruire un clima di preoccupazioni e usarlo come argomento per sostenere la sua tesi sui licenziamenti ma dovrebbe chiedere un intervento del ministro dell'Interno».
Per la Camusso le affermazioni del ministro fanno nascere molti interrogativi e tra questi «che si voglia spostare l'attenzione». Nessun clima per il segretario della Cgil che possa far pensare a quello che portò all'omicidio del professor Marco Biagi. Quello che la Camusso vede «è piuttosto un altro rischio, quello della rivolta sociale, in particolare nelle regioni del Sud. Ma questo non ha nulla a che vedere con il terrorismo. Sono proprio i timori di una rivolta di chi è disperato ed è senza speranza che ci fanno insistere nel chiedere politiche attive per il lavoro mentre la questione dei licenziamenti getta solo benzina sul fuoco».
Nessun rischio di infiltrazioni terroristiche dunque per la Camusso all'interno del sindacato neppure a causa delle divisioni tra Cgil, Cisl e Uil: «Se c'è una cosa che ci ha sempre uniti - aggiunge la Camusso - è la nostra determinazione a contrastare ogni forma di violenza».
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