19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Il tema delle alleanze nel Centrosinistra

PD, Bindi: si all'UDC, no a Grillo e Radicali

Il Presidente del PD al Messaggero: «Ma Casini smetta di corteggiare il Pdl». Bonino: «La Bindi ha già deciso l'espulsione dei Radicali dal Partito Democratico»

ROMA - «L'unica cosa che mi sento di chiedere» al Terzo Polo «è di finirla con questa storia per cui se il centrodestra fosse un campo praticabile loro sarebbero disposti a giocare la partita. Questo messaggio non aiuta. A Casini l'ho ripetuto più volte: magari con questa legge elettorale saremo costretti a vincere le elezioni da soli ma comunque non governeremo senza di loro. Tanto vale essere onesti e dirlo subito agli elettori. Con il 40 per cento nessuno è in grado da solo di fare le riforme di cui ha bisogno l'Italia». Lo dice Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea nazionale del Pd, in una intervista al Messaggero.
«Il Terzo Polo - prosegue - deve fare chiarezza rassegnandosi all'idea che è illusorio pensare che Berlusconi sgombri il campo. E che se anche ci fosse un sussulto di dignità di alcuni esponenti del centrodestra finché non c'è una operazione di bonifica susseguente ad una sconfitta elettorale, quella metà campo non è praticabile».
Secondo Bindi per costruire un'alleanza di questo tipo bisogna «dare importanza alle scelte strategiche che dovrà compiere chi andrà al governo. Se ci mettiamo seriamente a riflettere sulle grandi questioni che devono costituire l'asse della ricostruzione ce la possiamo fare. Ad esempio, la lettera della Bce...se si supera la pregiudiziale di chi è comunque a favore e di chi è comunque contro e si ragiona sul valore e sui limiti di quella lettera, sui suoi singoli capitoli: quelli che ci sono ma anche quelli che mancano come la patrimoniale, penso che la strada giusta si trovi. Certo, con Grillo e i radicali anche per me diventa difficile».

Mi dispiace per gli insulti, resta la condanna politica - «Sono dispiaciuta per le parole usate poco «da signorina», perchè devo soprattutto rispetto a me stessa oltre che agli altri, ma non sono pentita della condanna ferma al comportamento che i Radicali stanno avendo da qualche tempo». Lo ha detto Rosy Bindi nel corso della sua intervista a Otto e Mezzo. Non li ricandiderete più quindi? chiede Gruber «Non so, non sta a me decidere, ma al segretario.. io non li avrei candidati neanche l'altra volta».
«Questo partito ha bisogno di trovare una sintesi tra le sue varianti, però non è pensabile affrontare tutte le antinomie che ci sono: una scelta di campo culturale la deve fare. E poi quando stai dentro al gruppo - ha detto ancora Bindi- non puoi permetterti di violare le regole, soprattutto in un momento cruciale come quello della fiducia, sia nei confronti di un singolo ministro che dell'intero Governo».

Bonino: La Bindi ha già deciso l'espulsione dei Radicali - «Viene allo scoperto quello che già da tempo è stato deciso in qualche stanza chiusa del Pd, e ciò che il nuovo Ulivo comprende, Pd-Idv e Sel, e che cercherà di allearsi con l'Udc e il terzo polo. Rosy Bindi dice oggi sui Radicali quello che aveva già detto nel 2010 nel corso della campagna elettorale nel Lazio, quando dichiarò che io non ero la loro candidata migliore, affermando sostanzialmente che sarebbe stato meglio se avesse vinto la Polverini. Si tratta di una scelta politica di fondo che esclude qualunque dialogo con i Radicali perché troppo laici per i loro rapporti con il Vaticano e l'Udc, troppo liberali per i loro rapporti con Vendola e con la Cgil, troppo garantisti rispetto alla linea giustizialista di una parte dello stesso Pd e dell'Idv». Lo dice a Radio Radicale la vicepresidente del Senato Emma Bonino.
«Dal loro punto di vista - prosegue Bonino - la nostra espulsione politica non è che la devono scrivere a caratteri cubitali, c'è stato detto in tutti i sensi, al di là di una serie di corretti rapporti personali. E abbiamo due analisi politiche diverse, nel senso che per noi il problema non solo Berlusconi ma la partitocrazia che dura da sessant'anni e che la demolizione politica di Berlusconi, che se la merita tutta, rende innocenti tutti gli altri, in un clima da curva sud in cui l'unico collante far fuori Berlusconi, dopodiché vanno tutti bene, vale per il terzo polo come per il Pd, da Alfano a Scajola fino a Tremonti, ma per fare cosa non si capisce. Se Enrico Letta va a cena con Angelino Alfano e lo propone premier è grande politica, se i Radicali in modo ufficiale incontrano in delegazione il presidente del consiglio subito si grida al venduti. Qui nessuno vende niente, in un contesto che ci vede distanti da entrambi gli schieramenti».