19 marzo 2024
Aggiornato 11:30
Per la Presidenza del Consiglio anche una multa da 2.000 euro

Ministeri a Monza, il tribunale di Roma ordina la chiusura. Ma la Lega non ci sta

Bossi: «La Sentenza non ci riguarda, nessun lavoratore spostato». Calderoli: «Le sedi di Monza restano aperte e operative». Borghezio (Lega): «Sentenza di m.., Roma capitale del fancazzo». Alemanno: «La Sentenza conferma il ruolo di Roma Capitale». Finocchiaro (PD): «Il regalo alla Lega si rivela una patacca»

ROMA - Il tribunale del Lavoro di Roma ha condannato la presidenza del Consiglio dei ministri a 2.000 euro di sanzione pecuniaria e alla chiusura dei ministeri a Monza perché ledono i diritti sindacali dei lavoratori. I giudici hanno decretato la sanzione e la «cessazione immediata» di comportamento antisindacale e «suoi effetti» per il mancato coinvolgimento delle rappresentanze sindacali dei dipendenti di Palazzo Chigi prima di decretare l'apertura delle sedi decentrate del governo a Monza. Ovvero, stop di fatto al funzionamento dei «ministeri al Nord» fino a intese sindacali sull'utilizzo dei lavoratori in queste sedi, pretese a gran voce dalla Lega Nord e alla fine ottenuti dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Lo ha stabilito la terza sezione Lavoro del Tribunale di Roma, per la penna del giudice Anna Baroncini che ha parzialmente accolto il ricorso per comportamento antisindacale, presentato dai sindacati contro i decreti che hanno istituito gli uffici di villa Reale senza previa consultazione e comunicazione alle rappresentanze sindacali dei dipendenti. na.pre.co.m. (guidata dal segretario generale dott. Fulvio Ferrazzano) e S.I.Pre. In sette pagine di decisione, il giudice del Lavoro di Roma, ordina «la immediata cessazione del comportamento antisindacali» e dei «loro effetti». Come a dire che le sedi decentrate non possono essere operative fino a quando non sarà definito con i sindacati il trattamento dei dipendenti. Ma per i ricorrenti, la decisione del tribunale del Lavoro di Roma sui dipendenti deve portare all'annullamento dei decreti istitutivi e alla loro chiusura. Grazie al ricorso per condotta antinsindacale.
«La presidenza del Consiglio dei ministri - hanno sottolineato i ricorrenti in una nota congiunta- dovrà chiudere le sedi periferiche affidati ai ministri Bossi e Calderoli: rispettivamente, un dipartimento ed una struttura di missione». E «nella specie dovrà essere chiusa l'unica sede distaccata finora istituita presso la città di Monza».

Bossi: «La Sentenza non ci riguarda, nessun lavoratore spostato» - Umberto Bossi minimizza la sentenza del Tribunale del lavoro di Roma che ha sancito il comportamento antisindacale della Presidenza del Consiglio sul trasferimento di alcuni ministeri a Monza: «Leggete bene la sentenza: il Tribunale di Roma ha bocciato le conseguenze» del trasferimento. «Il problema sono i lavoratori - spiega il ministro delle Riforme e leader leghista - ma noi non abbiamo spostato nessun lavoratore da Roma quindi non ci riguarda».

Calderoli: «Le sedi di Monza restano aperte e operative» - «Le sedi dei ministeri a Monza restano a Monza e restano aperte e operative». Il ministro leghista Roberto Calderoli reagisce così alla sentenza del Tribunale del lavoro di Roma. «Valuteremo, dopo averlo letto, il pronunciamento del giudice del lavoro e se vi sono degli aspetti sindacali da affrontare li affronteremo e li risolveremo - assicura - ma le sedi di Monza dei ministeri restano aperte e continueranno ad operare».

Borghezio (Lega): «Sentenza di m.., Roma capitale del fancazzo» - «Sentenza di merda. Alemanno appenda la sentenza nel cesso. Roma è la capitale del fancazzo». Così Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, commenta alla Zanzara su Radio 24 la notizia che il Tribunale di Roma ha annullato i decreti che istituiscono le sedi periferiche dei ministeri a Monza.
«Questa burocrazia ignorante, fancazzista e del tutto impermeabile al federalismo. Non si vogliono trasferire perché sanno che a Monza si lavora. Io - continua il leghista alla Zanzara su Radio 24 - da sempre rimprovero la lega perché butta via i soldi nella propaganda quando dovrebbero organizzare i Tour nei Ministeri dove partono tiepidi e ritornano indipendentisti feroci come Borghezio. C'è un dito di polvere sulle attrezzature perché sono li per fare arredamento non per essere usate. Solo a Roma c'è il barbiere in parlamento e questo dice molto. Questi romanacci fancazzisti non vogliono il federalismo perché è sinonimo di lavoro. Questa è una sentenza di regime, ma presto saremo liberi », conclude.

Alemanno: «La Sentenza conferma il ruolo di Roma Capitale» - «La decisione del Tribunale di Roma» che ha di fatto cancellato i ministeri a Monza «non può non essere salutata con grande soddisfazione da tutti coloro che hanno a cuore Roma Capitale e la nostra unità nazionale. Non era necessaria una sentenza del Tribunale per capire come l'apertura di sedi a Monza fosse incongrua e illegittima». Lo dichiara in una nota il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
«Anche questo risultato dimostra che è sbagliato e perdente tentare di mettere in discussione il ruolo di Roma Capitale che in ogni caso - conclude - noi difenderemo fino in fondo».

Finocchiaro (PD): «Il regalo alla Lega si rivela una patacca» - «Dopo il falso federalismo fatto a colpi di tagli agli enti locali, anche l'ennesimo regalo concesso alla Lega, cioè l'assurda apertura a Monza di sedi distaccate dei ministeri, si è rivelato per quello che era: una patacca. Una patacca anche per gli italiani, che hanno dovuto sopportarne il costo. Ed è assurdo che Calderoli si ostini in un'inutile propaganda che serve solo per sedare le beghe interne». Lo dice Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato.
«E' ora di finirla - prosegue Anna Finocchiaro - con questa storia dei ministeri e anche con la questione della milanesità del futuro governatore di Bankitalia e con stupidaggini del genere. Questo governo si deve occupare di cose serie. La nomina del successore di Draghi è sicuramente una questione di primaria importanza, che deve essere sottratta ai ricatti della maggioranza, per di più infantili. Sarebbe ora di farla finita con le boutade leghiste».

Cesa (UDC): «Fine di una messinscena, Calderoli sia responsabile» -«Bastava un po' di buon senso per capire che la messinscena dei ministeri fantasma a Monza non poteva stare in piedi. Oggi lo dice con chiarezza anche il Tribunale di Roma e ci auguriamo che questa sentenza suggerisca in primis alla Lega di chiudere una volta per tutte la vicenda. Per questo, al ministro Calderoli chiediamo responsabilità». Lo dichiara il segretario Udc, Lorenzo Cesa.
«Con la drammatica crisi economica che vive il nostro Paese - aggiunge - la politica italiana non può perdere altro tempo prezioso dietro a trovate demagogiche. I cittadini del nord hanno bisogno di risposte serie ai loro problemi, ed è ridicolo pensare che possano essere presi in giro con quattro stanze vuote e un ritratto di Alberto da Giussano».

Bocchino (FLI): «Su Monza ennesima brutta figura del Governo» - «La chiusura dei ministeri di Monza è l'ennesima brutta figura che la Lega ha fatto fare al governo per continuare a parlare di una Padania che altro non è che una pianura. Berlusconi nel chiudere i ridicoli uffici brianzoli farebbe bene a cogliere l'occasione per chiudere anche la sua esperienza di governo, divenuta ormai imbarazzante a livello nazionale e internazionale». Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino.
Interviene anche Giorgio Conte, deputato di Fli: «La Lega ha occupato per settimane le pagine dei giornali con una scelta ridicola: il trasferimento delle sedi di alcuni ministeri al nord, con l'apertura di uffici farsa, allestiti in fretta e furia a Monza con tanto di foto di Bossi e statua di Alberto da Giussano. Non c'era nulla di federale in quella boutade, che il Pdl e il premier Berlusconi hanno colpevolmente assecondato, ma solo uno spreco di risorse pubbliche. A questo punto dopo l'inevitabile decisione del tribunale, qualcuno accuserà la magistratura di essere comunista e antisettentrionale. Il circo leghista riprenderà e - conclude - a pagare saranno ancora i contribuenti di tutta Italia».