19 marzo 2024
Aggiornato 04:30
Decentramento Ministeri

Bossi rilancia mentre Napolitano vigila sugli atti del Governo

Il Presidente della Repubblica rinvia la partenza per attendere la chiusura delle Camere

ROMA - Sui ministeri il capo dello Stato ha detto quello che doveva dire, nel brevissimo colloquio di oggi con Silvio Berlusconi la questione quasi non è stata toccata e ora il Quirinale attende i fatti dal Governo. Il rilancio di Umberto Bossi («La Costituzione non dice dove devono stare i ministeri«) non viene commentato, il presidente della Repubblica non partecipa al dibattito politico viene ricordato, e si limita ad osservare gli atti istituzionali, valutandone la congruità rispetto alle norme previste dalla Costituzione. Tanto più che al Colle hanno anche notato l'altra dichiarazione di Bossi, quella in cui il leader leghista ha assicurato che il rapporto con Napolitano «non si romperà per questa storia».

Lo scambio di battute con Berlusconi - poco prima del giuramento dei due nuovi ministri Palma e Bernini - è durato solo qualche minuto, appena il tempo per il premier di spiegare che in Consiglio dei ministri aveva raccomandato a tutti di tenere conto dei richiami del Quirinale sui ministeri. Berlusconi, secondo quanto si apprende, avrebbe sottolineato a Napolitano che il richiamo è stato inserito anche nel comunicato ufficiale di palazzo Chigi, anche se pare che in realtà sia stato Gianni Letta, durante la riunione del Governo, a pronunciare la raccomandazione ai ministri. Berlusconi avrebbe poi annunciato a Napolitano che il Consiglio si sarebbe riunito di nuovo nel pomeriggio per la nomina di Belcastro a sottosegretario e, infine, avrebbe aggiornato il capo dello Stato sull'assenza forzata cui sarà costretto per qualche giorno a causa dell'operazione alla mano.

Insomma, solo poche battute. Del resto, già altre volte Berlusconi aveva minimizzato con Napolitano la questione dei ministeri, spiegando che sono «bandierine» che deve concedere alla Lega e che in realtà non ci saranno né aggravi di costo né un vero spostamento di sede. Il capo dello Stato, a questo punto, dopo aver richiamato nella lettera i tanti motivi di perplessità vuole vedere il Governo alla prova dei fatti, e poco importa ciò che Bossi dice nelle sue dichiarazioni: il Quirinale vuole vedere gli «atti» che il Governo compirà. O anche quelli che non compirà, nel senso che se alla fine i 'ministeri al Nord' si riveleranno una bolla di sapone, solo «uffici periferici», tanto meglio. Ma il Colle ha voluto mettere nero su bianco i suoi paletti, ricordando solo principi e norme costituzionali da rispettare, anche per aprire uffici periferici. Che vanno aperti laddove necessario, mentre «ulteriori dispersioni degli assetti organizzativi dei ministeri» confliggerebbero con l'art. 114 della Costituzione, senza parlare dell'aumento dei costi.

D'altro canto, il presidente della Repubblica ha ben altre questioni per la testa in questi giorni. Il nuovo richiamo lanciato stamattina alla politica la dice lunga: «La politica oggi appare debole, irrimediabilmente divisa e incapace di scelte coraggiose, coerenti e condivise». Napolitano ha oggi incontrato Mario Draghi, ieri ha incontrato il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli: l'andamento dei mercati, gli attacchi della speculazione continuano ad essere monitorati dal Colle. Per questo l'auspicio di uno «scatto» della politica, «una svolta, non foss'altro per un istinto di sopravvivenza nazionale». Anche per questo, oltre che per la fiducia in votazione domani e per i lavori parlamentari che si protrarranno durante i primi di agosto, Napolitano ha deciso di rinviare la partenza per le proprie vacanze: il capo dello Stato attenderà la chiusura delle Camere.