12 ottobre 2025
Aggiornato 11:00
Ddl antiviolenze in Consiglio dei Ministro entro 15 giorni

Scontri a Roma: Maroni, sarà un autunno caldo

Il Ministro dell'Interno: «A partire dalla prossima manifestazione dei No Tav». Palma: «Non evocare la legge Reale». Penalisti al Governo: «No a misure contro la Costituzione». Capanna: «Non è neoterrorismo e nemmeno un nuovo '68»

ROMA - Una bozza delle nuove norme contro le violenze di piazza «circola nell'aria», dice un parlamentare leghista: ma è presto perché si traduca in un articolato di legge, anche perché il ministro dell'Interno Roberto Maroni oggi al Senato ha annunciato «una consultazione preventiva di tutte le forze politiche» prima del varo del provvedimento. La stessa risposta di Silvio Berlusconi alla domanda di un cronista, «non abbiamo ancora affrontato il problema al tavolo del Consiglio dei ministri», è un segno del fatto che l'emergenza scontri al momento non è la prima delle priorità del Governo. «Non sarà al prossimo Cdm, ma fra 10-15 giorni sì», garantisce comunque un sottosegretario.

La materia da maneggiare è delicata: la suggestione lanciata da Antonio Di Pietro di una riedizione della legge Reale (sulla quale oggi Maroni ha frenato) non piace a più di un esponente del Pdl. Fabrizio Cicchitto ieri aveva bollato come «oltranzista» la posizione del leader dell'Idv. E oggi il ministro della Giustizia Nitto Palma ha messo più di un paletto, ricordando che la legge Reale negli anni '70 fu accusata di essere uno strumento «per colpire il dissenso» e portò a «inasprire lo scontro ideologico». Palma ha negato di temere che una stretta eccessiva possa radicalizzare ulteriormente i gruppi violenti, ma ha ammonito: «Non evocherei mai la legge Reale».

Di Pietro nega di volere una Legge Reale bis - Per sapere con precisione quali poteri in più il Governo si propone di conferire alle autorità preposte all'ordine pubblico, quindi, bisognerà aspettare qualche giorno, anche se la sintesi fornita da Maroni al Senato (Daspo, possibilità di trattenere chi viene fermato prima di una manifestazione con attrezzi per le battaglie di piazza, «filtro» del procuratore della Corte d'Appello nei procedimenti contro gli agenti delle forze dell'ordine) è già una traccia sufficientemente chiara di cosa cambierà. E Di Pietro? Ha negato di volere una legge Reale bis: «Non vogliamo allargare il fermo di polizia, non siamo per uno Stato di polizia. I provvedimenti che abbiamo proposto sono in gran parte quelli che Maroni ci ha copiato...».

Penalisti al Governo: «No a misure contro la Costituzione» - L'Unione delle Camere penali insorge contro l'ipotesi di un rafforzamento delle misure di polizia come risposta alle violenze di piazza. «Le misure preannunciate dal ministro Roberto Maroni in Senato - si legge in una nota dei penalisti - e le reazioni politiche che hanno richiesto l'emanazione di norme emergenziali che, addirittura, richiamano gli istituti di una legge - quella Reale - che costituì una delle pagine più buie della Repubblica sul tema dei diritti civili e delle garanzie di libertà, destano il più vivo allarme e la più profonda preoccupazione».
L'Unione delle camere penali esprime «la sua più netta condanna degli atti di violenza commessi nel corso della manifestazione di sabato scorso a Roma» perché «gli avvocati penalisti sono da sempre i più strenui avversari dell'intolleranza e della violenza politica», e invita il Governo e tutti gli esponenti politici, di maggioranza e opposizione, «a non stravolgere i principi costituzionali sul delicatissimo terreno della libertà costituzionale».
«Il fermo di polizia, prospettato dal ministro Maroni, è un istituto - prosegue il comunicato - che si pone nettamente in contrasto con la Costituzione. L'allargamento delle ipotesi di cosiddetta flagranza differita, che già a suo tempo fu fortemente avversata dall'Unione delle camere penali, costituisce un arretramento della civiltà giuridica e una concessione a logiche emergenziali che non dovrebbero mai guidare i processi legislativi in campo penale. Allo stesso modo, l'invocato aggravamento delle pene previste per alcuni specifici reati e l'introduzione di specifici delitti associativi costituiscono l'ennesimo esempio di risposta reattiva e non meditata da parte del legislatore».

Belisario (Idv): «Se ci sarà autunno caldo è colpa del Governo» - «Se ci sarà un autunno caldo, come più volte ha detto il ministro Maroni, sarà tutta colpa del governo che non rilancia la nostra economia». Lo ha detto il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, durante il suo intervento in aula a commento dell'informativa del ministro Maroni sugli incidenti di sabato scorso durante la manifestazione degli Indignati a Roma.
«Gli scontri hanno distolto l'attenzione dalle istanze degli italiani scesi pacificamente in piazza per opporsi alla speculazione finanziaria, ai meccanismi distorti dell'economia, alle connessioni tra politica e malaffare, alle conseguenze nefaste del capitalismo sfrenato e dello scollegamento tra le oligarchie di potere e una società stanca di pagare una crisi al posto di chi l'ha causata. Noi stiamo sollevando all'attenzione del Paese il clima di tensione che non noi, ma questa maggioranza sta fomentando».
Belisario ha infine ricordato che «in tre anni questo governo ha tagliato tre miliardi alle forze dell'ordine. C'era un fondo giustizia che è stato saccheggiato per fare tutt'altro, noi chiediamo che sia ripristinato. Il ministro Maroni ha detto di essere disponibile al confronto. Noi abbiamo presentato proprio oggi un ddl e su quella base possiamo avviare una discussione. L'Italia dei Valori vuole superare questa fase di tensione perché le istituzioni repubblicane devono essere preservate».

Capanna: «Non è neoterrorismo e nemmeno un nuovo '68» - Dopo gli scontri di piazza che hanno infiammato Roma sabato scorso il settimanale Oggi (in edicola da domani) ha intervistato Mario Capanna, storico leader della contestazione studentesca nel '68. «La violenza scoppiata durante il corteo degli Indignati di Roma - ha affermato Capanna - non si può paragonare a quella degli anni del terrorismo».
«Non gli somiglia perché, fortunatamente, a Roma non si è sparato» aggiunge Capanna che ora è presidente della Fondazione diritti genetici e si occupa di Ogm. «Non vedo all'orizzonte - ha aggiunto - un neo-terrorismo, ma è un grave errore non prestare attenzione al profondo disagio del mondo giovanile. Ed è inquietante che le istituzioni abbiano permesso quello che è successo. Tutti, compresi i servizi segreti, non potevano non sapere che sarebbe andata a finire così».
«Non parlo di colpe - aggiunge Capanna - mi limito a osservare che Roberto Maroni, che ha militato in Democrazia proletaria, partito di cui io sono stato segretario, conosce le dinamiche di piazza. Invece, il ministro dell'Interno non era neppure a Roma nel giorno degli scontri».
Secondo Capanna «non è possibile neppure fare un raffronto con il Sessantotto. Noi avevamo una logica costruttiva. E avevamo imparato a organizzare un servizio d'ordine per isolare le teste calde».