31 luglio 2025
Aggiornato 18:30
TBC al Gemelli

TBC: Marino, non serve aspettare. Logico allargare lo screening

Il Senatore del PD e presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale: «Linee guida internazionali su test ci sono»

ROMA - Allargare i test sulla tbc a tutti i bambini nati al Policlinico universitario di Roma Agostino Gemelli nell'intero periodo in cui l'infermiera malata ha lavorato nel reparto di neonatologia, è «logico» alla luce dei risultati dei controlli, sottolinea Ignazio Marino, senatore del PD e presidente della Commissione d'inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, Commentando la decisione del Tar Lazio, e ricordando che «non serve aspettare. Le linee guida internazionali sui test ci sono».

Oggi il Tar del Lazio ha, infatti, accolto il ricorso presentato dal Codacons contro la Regione Lazio e ha deciso che i controlli sui bimbi nati al Gemelli vanno estesi a tutto il periodo in cui l'infermiera malata ha lavorato nel reparto di neonatologia, non solo quindi dallo scorso gennaio come era stato stabilito. Il presidente della Regione Lazio e commissario per la sanità Renata Polverini ha fatto sapere: «Alla luce della sentenza del Tar ho inviato, per non entrare in contrasto con le linee guida esistenti, un quesito scritto al ministro della Salute Ferruccio Fazio, affinché dia indicazione sulla tipologia del test da effettuare, in considerazione dell'età dei bambini da coinvolgere».

«Esistono da anni - interviene il senatore Ignazio Marino - linee guida universalmente riconosciute dalla comunità scientifica internazionale sugli screening per la tubercolosi. Esse sono attuabili subito e assolutamente attuali. Le hanno delineate e approvate autorevoli organismi come l'Organizzazione mondiale della sanità, l'Istituto superiore di sanità, la European Respiratory Society». «Non esistono - prosegue Marino - recenti scoperte scientifiche che le abbiano messe in discussione o abbiano determinato cambiamenti nella natura o nell'efficacia dei test che vi sono indicati. Non comprendo perciò la necessità di indugiare oltre per la scelta degli screening da effettuare sui bambini nati al Policlinico Gemelli».

«Non voglio entrare nel merito della sentenza o delle richieste del Codacons - aggiunge ancora il presidente della commissione sul Ssn - non ritengo però che un parere del Consiglio Superiore di Sanità possa influire sulle richieste di un tribunale, che peraltro mi sembrano ragionevoli da un punto di vista scientifico. Mi sembra logico allargare gli screening al momento in cui possono essersi verificati i primi contatti con il bacillo della tbc: gli screening effettuati sui piccoli nati nel 2011, infatti, hanno chiarito che i bambini sono entrati in contatto con lo stesso tipo di bacillo che ha contagiato l'infermiera». «Infine - conclude - credo che se il ministro della Salute volesse contestare la sentenza dovrebbe rivolgersi al Consiglio di Stato e non certo al Consiglio Superiore di Sanità».