Berlusconi, niente intercettazioni. I maroniti pensano alla carta Milanese
Determinati sul sì all'arresto del Deputato del PDL per forzare il passo indietro del Premier
ROMA - «A questo punto non ci resta che la carta Milanese». Per giorni i leghisti vicini a Roberto Maroni hanno «sperato» nella pubblicazione delle intercettazioni di Silvio Berlusconi, il modo più rapido - «anche se doloroso» - per sbloccare una situazione da mesi giudicata incancrenita. Oggi che le trascrizioni delle conversazioni del premier sono rimaste chiuse nei cassetti della Procura di Bari, la considerazione tra le truppe maronite è che «anche se a malincuore saremo costretti a forzare sull'arresto di Milanese». A meno che, è l'ultima possibilità, qualche mossa ufficiale od ufficiosa della Germania non convinca il premier al passo indietro al quale Maroni pensa da mesi.
Ma altrimenti, è la considerazione dei deputati che fanno riferimento a Maroni, l'unica strada è quella di votare a favore dell'arresto di Milanese. Anche perchè dopo l'articolo uscito su Panorama sulla moglie di Umberto Bossi, pare che ogni colpo basso tra gli ex alleati di ferro sia ammesso: «Berlusconi spieghi questa carognata», ha tuonato Calderoli, riferendo di aver chiesto - insieme al ministro dell'Interno - conto al premier del pezzo del settimanale 'di famiglia'. Insomma, un clima che spiega le prese di posizione dei deputati vicini a Maroni per i quali è ormai «inevitabile» votare per il carcere di Milanese. C'è chi chiederà ai propri militanti, chi si appella alla libertà di coscienza concessa per Papa e che «non può essere intermittente», ma in molti si mostrano determinati al passo.
Maroni continua però a non esporsi sul tema, evita accuratamente di dare indicazioni su Milanese. Tuttavia, raccontano i leghisti, «anche dal Pdl in molti ci dicono che anche loro sono pronti a votare per l'arresto». A condizione che ci sia il voto segreto: «Fli, Udc, Idv, Pd, non possono non chiederlo - ragiona un deputato leghista - farebbero fallire l'opportunità». E soprattutto ci si aspetta una 'mano' dal Terzo Polo, i primi interlocutori di Maroni nello scenario post berlusconiano. Non a caso ieri il titolare del Viminale ha avuto un colloquio con Pier Ferdinando Casini, mentre - si ricorda - il primo a congratularsi con Maroni per il voto su Papa fu Italo Bocchino.
La prima opzione di Maroni resta infatti un nuovo centrodestra, Berlusconi-free e allargato appunto all'Udc, magari con il rientro dei finiani. Scenario che si fondava anche su un rapporto privilegiato tra il ministro e Angelino Alfano, che però in queste settimane sta deludendo i maroniti: «Ad esempio dov'era ieri? In Aula ha fatto parlare Cicchitto e Corsaro...». Tuttavia, in questi giorni sono tanti i pidiellini che cercano Maroni: Antonio Martino, ad esempio, col quale si sta lavorando ad un incontro; ma anche altri esponenti di primo piano, che per ora gli stessi maroniti tengono al riparo: «Sono insospettabili, forzisti della prima ora, consapevoli anche loro che una stagione politica è arrivata al capolinea».