Caso Ruby, il Senato ricorre alla Consulta contro i giudici di Milano
Finocchiaro: «Conflitto d'attribuzione è una marchetta a Berlusconi». Casson: «Il Parlamento non può essere un'appendice della difesa del Premier». Belisario (IdV): «Dal Senato l'ennesima buffonata»
ROMA - Anche il Senato si costituirà davanti alla Corte costituzionale nel conflitto di attribuzione con i magistrati di Milano per l'inchiesta sul Rubygate. L'Aula di palazzo Madama, infatti, ha deliberato questa mattina (151 a favore, 129 contrari, 2 astenuti) di affiancare i colleghi di Montecitorio davanti alla Consulta che dovrà esprimersi sul ricorsi sollevato contro i giudici di Milano che indagano sui festini a Villa San Martino e sulle presunte pressioni esercitate dal premier nei confronti della Questura per far rilasciare Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori, sostenendo che si trattava della nipote dell'ex presidente egiziano Hosni Mubarak.
Pd, Idv e Terzo Polo hanno votato contro la richiesta che sia il Tribunale dei ministri e non il Tribunale ordinario ad occuparsi della posizione di Berlusconi, a favore Pdl e Lega.
La difesa del Senato alla Consulta sarà affidata ad un avvocato esterno all'ufficio legale di Palazzo Madama, visto che l'Aula ha respinto la possibilità di assumere un costituzionalista interno.
Finocchiaro: «Conflitto d'attribuzione è una marchetta a Berlusconi» - Pretendere che il Senato si associ alla Camera dei Deputati nel ricorso alla Consulta sul caso Ruby è «una marchetta nei confronti del presidente del Consiglio, volta a ritardare ancora il momento in cui il presidente del Consiglio dovrà rispondere ai suoi giudici». Così la capogruppo del Pd, Anna Finocchiaro, ha annunciato il voto contrario dei Democratici al conflitto di attribuzioni, già sollevato da Montecitorio, nei confronti della Procura di Milano sull'inchiesta su Ruby che coinvolge il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Se il voto dell'Aula sarà favorevole, il Senato affiancherà la Camera nella richiesta che sia il Tribunale dei ministri e non i giudici ordinari ad occuparsi della questione della telefonata di Silvio Berlusconi alla Questura di Milano per far rilasciare Karima El Mahroug, ovvero Ruby.
Casson: «Il Parlamento non può essere un'appendice della difesa del Premier» - La decisione di «elevare conflitto nei confronti dell'autorità giudiziaria dissimula il tentativo di celare, sotto le vesti del conflitto tra organi costituzionali, una mera strategia processuale della difesa del presidente Berlusconi, che finisce con il trasformare il Parlamento in una sorta di appendice del suo collegio difensivo, con una evidente strumentalizzazione delle istituzioni democratiche a fini meramente privati». Lo afferma il vicepresidente dei senatori del Pd Felice Casson.
«A questo si aggiunge un effetto sostanziale - prosegue - secondo il quale il Parlamento disporrebbe del potere di bloccare le indagini e paralizzare così l'esercizio della funzione giudiziaria, qualora un membro del Governo sia coinvolto in un procedimento penale. Si determinerebbe cioè una surrettizia reintroduzione dell'istituto dell'autorizzazione a procedere in relazione ai procedimenti a carico di ministri o del Presidente del Consiglio».
«Siamo evidentemente di fronte, nel metodo e nel merito, ad un gravissimo esempio di strumentalizzazione a fini privati delle istituzioni e di profonda violazione delle norme che regolano i rapporti tra le funzioni e i poteri democratici nel nostro ordinamento», conclude Casson.
Belisario (IdV): «Dal Senato l'ennesima buffonata» - «Il senso del ridicolo purtroppo non è ancora colto per intero dalla maggioranza». Lo ha detto il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario, secondo il quale «voler far credere che anche il Senato crede che la signorina Ruby, in arte rubacuori, fosse la nipote dell'allora potente presidente dell'Egitto, poi evidentemente colpito dal malocchio per essere stato trascinato in questa vicenda, significa coprire le istituzioni e il Senato del senso del ridicolo».
L'esponente di Italia dei Valori aveva chiesto che il Senato evitasse «l'ennesima buffonata»: «Sappiamo bene quali sono le vicende che collegano la signorina Rubacuori con Tarantini e Lavitola. Questa vicenda non ha niente a che vedere col conflitto di attribuzione. Fermatevi sulla soglia dell'ennesimo burrone per evitare di precipitarvi ancora una volta».
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