27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
In servizio presso la Caserma di Ascoli Piceno

Omicidio Rea, ascoltati due militari colleghi del Parolisi

Uno di loro vide era presente il 18 aprile a Ripe di Civitella, il luogo dell'assassinio di Melania Rea. Non ancora fissata la data del faccia a faccia tra Salvatore e l'amante Ludovia

TERAMO - Si spostano nel mondo dei militari le indagini che la Procura di Teramo sta conducendo su Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell'Esercito accusato dell'omicidio volontario pluriaggravato della moglie Melania Rea.
Questa mattina Davide Rosati, uno dei due sostituti procuratori titolari dell'inchiesta, ha ascoltato per circa tre ore due sottufficiali dell'Esercito.

Il 18 aprile era in corso un'esercitazione militare a Ripe di Civitella - A quanto trapela, il primo a parlare di fronte al magistrato è stato un militare che sarebbe tuttora in servizio presso la caserma Clementi di Ascoli Piceno, la stessa dove per tre anni Parolisi aveva addestrato le reclute soldatesse. Il secondo, rimasto nell'ufficio del pm più a lungo, quasi due ore, sarebbe invece il maresciallo Santo, uno dei militari di Chieti che il 18 aprile, giorno dell'uccisione di Melania, era presente per una esercitazione militare nei boschi di Ripe di Civitella, il luogo dell'assassinio della donna, con il compito di vedetta sulla strada che da Ripe porta a Colle San Marco, la stessa strada che secondo l'accusa sarebbe stata percorsa sia all'andata che al ritorno dalla Renault Megane di Parolisi.

Il faccia a faccia con l'amante Ludovica - Ancora non è stata fissata, intanto, la data del faccia a faccia dei magistrati con Ludovica Perrone, la soldatessa che aveva una relazione con il caporal maggiore dell'Esercito.
Nell'analisi del movente, che il tribunale individua nella relazione con la sua amante, la ex allieva Ludovica Perrone e la situazione conseguente che si era venuta a creare, «stretto tra due fuochi» tra moglie e amante, «non si deve neppure trascurare - si leggeva nell'ordinanza - che, in una situazione come quella del Parolisi, con uno stipendio da sottufficiale dell'esercito, la separazione dalla moglie casalinga senza attività lavorativa e con una figlia piccola da mantenere, avrebbe comportato per lui una situazione economica estremamente difficile». E quindi - secondo il Riesame - si può ritenere che, «anche tale prospettiva abbia influito nell'acuire lo stato di tensione interna del Parolisi, stato di tensione che sarebbe deflagrato nell'episodio delittuoso poi dallo stesso posto in essere, trovandosi in una situazione in cui non intravedeva una razionale via di uscita».