29 marzo 2024
Aggiornato 15:00
Domani l'udienza al Tribunale del Riesame

Il giorno della verità per Salvatore Parolisi

I familiari di Melania: «Speriamo e vogliamo che finalmente parli». Tutte le tappe della vicenda giudiziaria

ROMA - Domani, davanti ai giudici del Tribunale del Riesame, potrebbe essere il giorno delle verità di Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell'esercito accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea, i suoi legali hanno infatti annunciato che «rilascerà dichiarazioni spontanee». E anche i familiari della 29enne di Somma Vesuviana, massacrata con 35 coltellate, aspettano l'appuntamento davanti ai giudici in un clima di «snervante attesa»: «Speriamo e vogliamo che finalmente parli».
Domani Parolisi, arrestato il 19 luglio e ora nel carcere teramano di Castrogno, comparirà di fronte ai giudici del Tribunale del Riesame dell'Aquila, che deciderà sulla richiesta di scarcerazione presentata dai suoi difensori; e i riflettori sono tutti puntati su di lui, che - come hanno annunciato i suoi legali - parlerà e «rilascerà dichiarazioni spontanee» ai magistrati, di fronte ai quali si è sempre sinora avvalso della facoltà di non rispondere in veste di indagato.

«Aspettiamo, speriamo e vogliamo che finalmente parli», dice al telefono Michele Rea, il fratello di Melania, aggiungendo: «Speriamo che dica qualcosa di importante, qualcosa che ancora non sappiamo. Bisogna vedere quello che dirà. Vogliamo che parli per chiarire la sua posizione, che dica come siano andati realmente i fatti». «Noi crediamo nella giustizia, abbiamo fiducia in essa», mentre «certo la fiducia in Salvatore è crollata, troppi tradimenti e bugie», i familiari di Melania non vogliono illudersi, ma in vista di domani «in casa, con mio padre e mia madre, è un'attesa snervante», racconta Michele, ma «ora aspettiamo cosa dirà Salvatore. Sperando che le sue parole possano rivelare qualcosa che non si sa ancora».

La strategia difensiva di Salvatore Parolisi - Gli avvocati di Salvatore Parolisi, Nicodemo Gentile e Valter Biscotti hanno anche annunciato che domani presenteranno una «corposissima memoria difensiva», la quale, analizzando riga per riga l'ordinanza, «smonterà l'accusa». Sono - hanno spiegato - 150 pagine di memoria con molti elementi tecnici dalle relazioni dei consulenti, l'anatomopatologo Lorenzo Varetto, il genetista Emiliano Giardina, il professor Roberto Cusani, docente di telecomunicazioni all'università La Sapienza di Roma, dove sono stati rianalizzati le testimonianze, i tabulati telefonici e i risultati del Dna. Una memoria frutto di un «faticoso lavoro di equipe tra avvocati, consulenti e Salvatore, che è stato il più prezioso e ci ha dato elementi utili per essere scagionato», ha detto «fiducioso» l'avvocato Biscotti, sottolineando che Salvatore «ora è pronto a difendersi da un'accusa grave e assurda», e in vista dell'appuntamento coi giudici di lunedì «è determinato e sereno».
L'udienza del riesame, che sarà presieduta dal giudice Giuseppe Romano Gargarella, è fissata per domani alle 9, negli uffici del Tribunale dell'Aquila a Bazzano.

Le tappe della vicenda giudiziaria

Trent'anni, caporalmaggiore dell'esercito istruttore delle soldatesse presso il 235esimo Rav Piceno, Parolisi è accusato da due Procure, quella di Ascoli e quella di Teramo, di omicidio volontario pluriaggravato ai danni della moglie Melania Rea, 29 anni, con la quale abitava insieme alla figlioletta di 17 mesi a Folignano.

Melania scompare il 18 aprile scorso e viene ritrovata cadavere nella pineta di Ripe di Civitella, nel teramano. Sul suo corpo 35 coltellate e alcuni sfregi inflitti post mortem. Ad avvisare della presenza del corpo un telefonista da Teramo che è rimasto sempre anonimo. Con il passare delle settimane i sospetti degli inquirenti ascolani si concentrano sul marito della vittima, il quale aveva dichiarato agli investigatori di aver perso le tracce di Melania mentre era con lei e la figlioletta sul pianoro di Colle San Marco, nei pressi di Folignano. Parolisi, sempre come persona informata sui fatti, viene sentito per tre volte dai pm di Ascoli Piceno.

Il 21 giugno il caporalmaggiore da testimone diventa indagato - Per gli investigatori non regge la versione dei fatti fornita da Parolisi mentre si scopre la sua relazione con due allieve, Rosa e Ludovica, quest'ultima sua amante da due anni. Una relazione giudicata seria dagli investigatori e di cui era venuta a conoscenza anche la moglie. Il 15 luglio arriva la richiesta di arresto da parte della Procura di Ascoli. L'accusa è omicidio volontario aggravato da legami di parentela, crudeltà e vilipendio di cadavere in eventuale concorso. Il 19 luglio il gip di Ascoli Carlo Calvaresi accoglie le richieste dei Pm e per Parolisi scatta il carcere, quello ascolano di Marino del Tronto.
Per i magistrati marchigiani, però, Melania è stata uccisa in Abruzzo, dunque per competenza tutto il fascicolo passa a Teramo.
La richiesta di arresto bis da parte dei Pm abruzzesi arriva il 29 luglio. Il 2 agosto il Gip di Teramo Giovanni Cirillo conferma il carcere per Parolisi, nel frattempo trasferito nel carcere teramano di Castrogno.

Secondo la magistratura ascolana il movente dell'omicidio sta nella relazioni extraconiugale del militare con Ludovica, che lo pressava affinchè lasciasse la moglie. E per Parolisi - come scrive il gip Calvaresi - i giorni delle vacanze pasquali erano per lui diventati «un imbuto». Il giudice di Teramo Cirillo allarga l'area del possibili motivazioni dell'omicidio, ipotizzando che Melania fosse venuta a conoscenza di un segreto inconfessabile e solleva una concreta possibilità che Parolisi sia stato aiutato da un complice. E punta i riflettori anche su ciò che accadeva nella caserma Clementi. Il 5 agosto i difensori del militare presentano l'istanza per la scarcerazione al Tribunale del Riesame dell'Aquila. A presiedere il collegio giudicante sarà Giuseppe Romano Gargarella che, dopo l'udienza di lunedì, dovrà decidere se Parolisi dovrà o meno restare in carcere. Per la prima volta, da quando è stato indagato, il caporalmaggiore dell'esercito potrebbe uscire dal suo silenzio: il 24 giugno, nel primo interrogatorio come indagato davanti al pm di Ascoli Umberto Monti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, stessa scelta nell'interrogatorio di garanzia davanti davanti al gip di Ascoli il 20 luglio e davanti al gip di Teramo il 4 agosto. Ora, come annunciato dai suoi legali, nell'udienza del tribunale del Riesame, Parolisi potrebbe parlare per la prima volta di fronte ai giudici.