26 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Omicidio Melania Rea

Su Parolisi un'indagine «sospettocentrica»

A dirlo è Nicodemo Gentile, uno dei due difensori del caporal maggiore. Nella memoria difensiva rianalizzati tutti elementi di indagine

TERAMO - L'indagine sull'omicidio di Melania Rea è stata condotta con «metodo sospettocentrico» nei confronti di Salvatore Parolisi. A dirlo è Nicodemo Gentile, uno dei due difensori del caporal maggiore dell'Esercito accusato dell'omicidio della moglie. Nella memoria difensiva che verrà presentata lunedì al Tribunale del riesame dell'Aquila ci sarà «una lettura analitica di tutti gli indizi alla base della custodia cautelare» nei confronti del militare, continua l'avvocato.
Nel lavoro dei due difensori «sono state rivisitate tutte le testimonianze, e messi in evidenza i dati oscuri dell'indagine, soprattutto - continua Gentile - per ciò che riguarda i tabulati telefonici, i Dna rinvenuti e i capelli per evidenziare che tanto si deve ancora fare». I dati raccolti dagli inquirenti, afferma il legale, sarebbero stati forzatamente piegati per accusare Parolisi, «ma potrebbero esser letti anche in chiave di una sua innocenza». «C'è materia per vendere cara la pelle - prosegue Gentile - e ci sono ancora situazioni che devono essere approfondite».

Lunedì Parolisi davanti al Riesame - Attesa lunedì per la decisione del Tribunale del Riesame dell'Aquila che si pronuncerà sulla richiesta di scarcerazione presentata dai suoi difensori e fisserà un altro punto fermo nella vicenda giudiziaria di Salvatore Parolisi, in carcere con l'accusa di aver ucciso la moglie Melania Rea. I riflettori sono già puntati su di lui: per la prima volta, da quando è stato indagato, potrebbe uscire dal silenzio in cui si è rinchiuso avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Trent'anni, caporalmaggiore dell'esercito in servizio presso il 235esimo Rav Piceno, Parolisi è accusato da due Procure, quella di Ascoli e quella di Teramo, di omicidio volontario pluriaggravato ai danni della moglie Melania Rea, 29 anni, con la quale abitava insieme alla figlioletta di 17 mesi a Folignano.

Melania scompare il 18 aprile scorso e viene ritrovata cadavere nella pineta di Ripe di Civitella, nel teramano. Sul suo corpo 35 coltellate e alcuni sfregi inflitti post mortem. Ad avvisare della presenza del corpo un telefonista da Teramo che è rimasto sempre anonimo. Con il passare delle settimane i sospetti degli inquirenti ascolani si concentrano sul marito della vittima, il quale aveva dichiarato agli investigatori di aver perso le tracce di Melania mentre era con lei e la figlioletta sul pianoro di Colle San Marco, nei pressi di Folignano. Parolisi, sempre come persona informata sui fatti, viene sentito per tre volte dai pm di Ascoli Piceno.

Il 21 giugno il caporalmaggiore da testimone diventa indagato. Per gli investigatori non regge la versione dei fatti fornita da Parolisi mentre si scopre la sua relazione con due allieve, Rosa e Ludovica, quest'ultima sua amante da due anni. Una relazione giudicata seria dagli investigatori e di cui era venuta a conoscenza anche la moglie.

Il 15 luglio arriva la richiesta di arresto da parte della Procura di Ascoli. L'accusa è omicidio volontario aggravato da legami di parentela, crudeltà e vilipendio di cadavere in eventuale concorso.

Il 19 luglio il gip di Ascoli Carlo Calvaresi accoglie le richieste dei Pm e per Parolisi scatta il carcere, quello ascolano di Marino del Tronto. Per i magistrati marchigiani, però, Melania è stata uccisa in Abruzzo, dunque per competenza tutto il fascicolo passa a Teramo. La richiesta di arresto bis da parte dei Pm abruzzesi arriva il 29 luglio.

Il 2 agosto il Gip di Teramo Giovanni Cirillo conferma il carcere per Parolisi, nel frattempo trasferito nel carcere teramano di Castrogno.
Secondo la magistratura ascolana il movente dell'omicidio sta nella relazioni extraconiugale del militare con Ludovica, che lo pressava affinchè lasciasse la moglie. E per Parolisi - come scrive il gip Calvaresi - i giorni delle vacanze pasquali erano per lui diventati «un imbuto». Il giudice di Teramo Cirillo allarga l'area del possibili motivazioni dell'omicidio, ipotizzando che Melania fosse venuta a conoscenza di un segreto inconfessabile e solleva una concreta possibilità che Parolisi sia stato aiutato da un complice. E punta i riflettori anche su ciò che accadeva nella caserma Clementi.

Il 5 agosto i difensori del militare presentano l'istanza per la scarcerazione al Tribunale del Riesame dell'Aquila. A presiedere il collegio giudicante sarà Giuseppe Romano Gargarella che, dopo l'udienza di lunedì, dovrà decidere se Parolisi dovrà o meno restare in carcere. Per la prima volta, da quando è stato indagato, il caporalmaggiore dell'esercito potrebbe uscire dal suo silenzio: il 24 giugno, nel primo interrogatorio come indagato davanti al pm di Ascoli Umberto Monti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, stessa scelta nell'interrogatorio di garanzia davanti davanti al gip di Ascoli il 20 luglio e davanti al gip di Teramo il 4 agosto. Ora, come annunciato dai suoi legali, nell'udienza del tribunale del Riesame, Parolisi potrebbe parlare per la prima volta di fronte ai giudici.