16 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Fu inviata all'«Eco di Bergamo»

Caso Yara, l'autore della lettera anonima è un mitomane

Confessa ai Carabinieri un uomo 33 anni. Pm: «Delitto contro le indagini»

BERGAMO - E' stato individuato dai carabinieri l'autore della lettera anonima inviata a L'Eco di Bergamo l'8 agosto, scritta con un normografo dal sedicente assassino. E' un trentatrenne che vive in un paesino in provincia di Alessandria. Disoccupato, da circa 15 anni è sottoposto a cure psichiatriche. Dopo una settimana di indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Bergamo Letizia Ruggeri, è così stato individuato il sedicente assassino. Sarà denunciato, come annuncia il pm, per «autocalunnia». Secondo la ricostruzione effettuata dagli investigatori il trentatrenne aveva spedito la lettera da Spotorno (Savona) dove era in villeggiatura all'inizio di agosto. Non è mai stato a Bergamo e passa praticamente più di 11 mesi all'anno nel paesino in provincia di Alessandria dove è residente.

Ai Carabinieri ha confessato di aver scritto la lettera anonima all'Eco di Bergamo. «Non ci sono dubbi, è lui - dichiara il sostituto procuratore Letizia Ruggeri -. Dopo una certa attività di indagine condotta da qui i carabinieri di Alessandria l'hanno individuato, insieme agli investigatori che lavorano a Bergamo. Vorrei ribadire a tutti che certe situazioni non sono indolore. Fanno perdere del tempo, si tratta di delitti contro l'attività giudiziaria. E non si pensi di farla franca. La lettera anonima poteva sembrare credibile e per questo ci ha fatto perdere del tempo. Sono convinta che certe situazioni nascono dalle troppe fughe di notizie su questa indagine». Non c'è più, quindi, un'indagine legata alla lettera anonima. Prossimamente l'autore sarà comunque interrogato dal pubblico ministero di Bergamo.

Yara Gambirasio è morta anche di stenti - Un colpo alla testa con un corpo contundente, le ferite d'arma da taglio alla gola, ai polsi, alla schiena, un tentativo di strangolamento, ma anche l'abbandono al freddo, forse quando era ancora viva: sarebbero queste le cause, anzi le concause, della morte di Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate Sopra scomparsa il 26 novembre dell'anno scorso e ritrovata morta dopo tre mesi in un campo di Chignolo d'Isola. Un elenco di fattori che hanno portato al decesso e che sarebbero tutti indicati e confermati dalla relazione che l'anatomopatologa Cristina Cattaneo consegnerà alla magistratura di Bergamo nei prossimi giorni.
Una relazione che, però, non c'è ancora, e sulla quale il pubblico ministero Letizia Ruggeri non intende convocare nessuna conferenza stampa, «perchè è comunque meglio rispettare il segreto istruttorio e mantenere il massimo riserbo», dice lo stesso sostituto procuratore. Dalla relazione non ci si aspettano grosse novità rispetto agli elementi già emersi: erano cosa nota, infatti, le ferite d'arma da taglio, la lesione alla gola e la contusione alla testa. Uno spunto di rilievo potrebbe invece arrivare in merito al luogo del delitto: gli studi dei biologi e degli scienziati che affiancano l'anatomopatologa potrebbero confermare, o smentire, se la ragazzina di Brembate Sopra è sempre rimasta nel campo di Chignolo d'Isola, dal momento dell'aggressione fino al ritrovamento.