28 marzo 2024
Aggiornato 20:00
Cronaca

Omicidio Yara, a Bossetti ergastolo anche in appello: il dna conferma tutto

Condannato all'ergastolo anche in appello. Alla Corte d'Assise d'Appello di Brescia sono servite 15 ore per arrivare a confermare la sentenza del primo grado di giudizio sull'omicidio di Yara Gambirasio

BRESCIA - Condannato all'ergastolo anche in appello. Alla Corte d'Assise d'Appello di Brescia sono servite 15 ore per arrivare a confermare la sentenza del primo grado di giudizio sull'omicidio di Yara Gambirasio. Il collegio presieduto da Enrico Fischetti ha stabilito che Massimo Bossetti, 47 anni, residente a Mapello, sposato con Marita Comi e padre di tre figli, è colpevole. Fu lui a sequestrare Yara fuori dalla Polisportiva di Brembate Sopra la sera del 26 novembre 2010, a seviziarla con un coltello e ad abbandonarla nel campo di Chignolo d'Isola. Lasciandola morire lì, nello stesso luogo dove, esattamente tre mesi più tardi, il 26 febbraio 2011, sarebbe stato ritrovato il cadavere.

Decisiva la prova del Dna
Decisiva la prova del Dna, ritenuta "granitica" anche dai giudici del processo di primo grado. Il profilo genetico "Ignoto 1" - estrapolato dagli indumenti della vittima e attribuito al suo assassino - corrisponde perfettamente a quello del carpentiere di Mapello. Lo aveva sottolineato nella sua requisitoria il sostituto Marco Martani: basta questo, aveva chiarito il magistrato, a dimostrare "con assoluta certezza" che è lui il colpevole. Un dato invece "sbagliato" secondo la difesa, perchè prelevato da una traccia mista che mostra la presenza, accanto a Dna nucleare attribuito a Bossetti, anche di Dna mitocondiriale rimasto senza identità. Da qui la richiesta, non accolta dalla Corte, di riaprire il dibattimento con una perizia genetica.

Difesa: "Perché non ci hanno concesso la perizia genetica?"
"Oggi ha perso il diritto e ha perso la giustizia", è stato il commento dell'avvocato di Bossetti, Claudio Salvagni. "Non si può dare l'ergastolo a un uomo senza concedergli la perizia genetica", ha aggiunto il legale, parlando di "violazione del diritto di difesa». "Quel dna non è mio, non sono io l'assassino", si era intanto difeso Bossetti attraverso dichiarazioni spontanee rese in aula prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio. Ha rivolto un pensiero a Yara, "poteva essere mia figlia, neppure un animale meriterebbe una fine tanto crudele». E poi una promessa ai figli: "Papà uscirà a testa alta dalla porta principale".