Al via il bazar delle modifiche, Governo apre con riserve
Nel Pdl appelli alla coesione ma aumentano i «frondisti». Lega agitata
ROMA - Altro che coesione e compattezza. La manovra bis, partorita a tempo di record dal governo, rischia di essere la miccia che fa esplodere tutte le tensioni accumulate in maggioranza. Ieri è stato il giorno degli appelli alla coesione. Che però sembrano cadere nel vuoto. Ma anche nelle fila dell'opposizione si riaccende la discussione tra chi invoca un nuovo governo e chi sogna convergenze parlamentari per migliorare la manovra.
La sveglia la dà il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto. Attenzione, avverte, «la manovra è aperta al confronto, ma non è allo sbando, non la si può rovesciare come un guanto». E' un tentativo di serrare le fila della maggioranza. Ci prova anche il suo omologo al Senato Maurizio Gasparri: «Sì al dialogo con l'opposizione ma la premessa è la coesione della maggioranza». Appelli che per il momento non fanno cambiare idea a chi valuta altre strade. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno per esempio plaude all'iniziativa di Crosetto & Co e annuncia una raffica di emendamenti a firma Anci. E il governatore della Lombardia Roberto Formigoni difende il suo diritto a chiedere modifiche: «Siamo il Popolo della Libertà, non una caserma», avverte. E chiarisce: «Ne ho parlato anche con Berlusconi».
In questa situazione, dopo le minacce di ieri («per chi fa distinguo, quella è la porta«), Roberto Calderoli prova a usare la leva della mediazione, aprendo al confronto su «aumento dell'Iva per ridurre la pressione fiscale» e a «modifiche a saldi invariati». Chissà se basterà per placare i malumori sempre più forti anche in casa leghista, dove i maroniani mal digeriscono la stretta sugli enti locali inserita in manovra. Tuona per esempio Attilio Fontana, sindaco di Varese e braccio destro del ministro dell'Interno: «Nuovi tagli significa chiudere i comuni».