28 marzo 2024
Aggiornato 20:30
I No Tav in Valsusa

Momenti di tensione a Susa, il titolare Italcoge: Sono amareggiato

«I miei operai hanno paura, il clima è pesante. L'unico valsusino che era li' era Perino»

TORINO - Doveva essere una tranquilla mattinata di volantinaggio contro la Torino-Lione a Susa, almeno così era stata presentata ieri sui principali siti No Tav, che prendevano le distanze dal rogo dei mezzi dell'Italcoge, società segusina a cui sono stati affidati i lavori di cantierizzazione della Maddalena di Chiomonte.

«Ma questa mattina alle 6,30 davanti ai cancelli dell'Italcoge si è consumato una sorta di picchetto» ha spiegato a TM News Ferdinando Lazzaro, titolare dell'azienda. «Alcune persone impedivano ai miei operai di entrare nello stabilimento. Quando mi hanno avvisato i miei dipendenti, ho chiamato subito i carabinieri di Susa, che sul posto hanno mediato un po' con Alberto Perino (leader storico del movimento No Tav, ndr)».
A quel punto gli operai sono riusciti ad entrare nello stabilimento, ma all'uscita i mezzi dell'Italcoge, diretti a Chiomonte, «sono stati bersagliati di insulti, poi i manifestanti hanno staccato i tergicristalli ai mezzi e tolto i tappi del serbatoio della benzina» ha aggiunto Lazzaro, che ci ha tenuto a precisare «l'unico valsusino che era li' era Perino, poi c'erano altri ragazzi, credo dei centri sociali, c'era chi aveva l'accento toscano, ma non era gente della Val Susa, assolutamente».

«Sono amareggiato, su di me si è scritto di tutto, che non sono di qua, che sono calabrese, facendo intendere chissà cosa, ma non è vero. Io sono nato a Susa, mio padre è siciliano e mia madre è pugliese. E' una colpa? Sinceramente non avevo messo in conto che si potesse arrivare a questo, al rogo dell'altra notte e ai fatti di oggi» si è sfogato al telefono Lazzaro, che ha trasferito moglie e figli fuori da Susa.

«Temo per la mia famiglia e li ho mandati via da Susa, i miei figli e i miei nipoti sono adolescenti e temo che poi anche tra coetanei possano esserci offese e che possano essere emarginati, perché sono bollati come figli di quello che fa i lavori a Chiomonte - ha proseguito Lazzaro - Io stesso, dopo l'aggressione subita,non vivo più a Susa da fine giugno».

«Non entro nel merito se l'opera vada fatta o meno. Per me è lavoro, sono un imprenditore e ho anche degli operai a cui devo dare lavoro, cosa che di questi tempi non è così scontata» ha osservato Lazzaro. Quanto ai suoi dipendenti Lazzaro ha concluso: «hanno paura, è normale. C'è gente a cui i vicini di casa hanno tolto il saluto oppure che si trova il balcone bersagliato da pietre. Il clima è pesante».