19 agosto 2025
Aggiornato 00:30
Manovra finanziaria

Berlusconi apre alle opposizioni ma si blinda: Noi coesi

Il Pdl teme contraccolpi per il caso Milanese sulla permanenza del Ministro Tremonti

ROMA - «Da venerdì esame decreto economico. Annullare impegni esterni. Non sono possibili assenze. F. Cicchitto». L'sms del capogruppo fissa il nuovo spartiacque per una maggioranza che da mesi convive con il senso di precarietà dettato da continue verifiche e «sfide finali». Dal pomeriggio di venerdì - a manovra approvata - si aprirà una partita che coinvolgerà non solo l'opposizione, dove c'è chi preme per un nuovo esecutivo, ma anche nella maggioranza. Con un'incognita: la permanenza al governo di Giulio Tremonti.

Silvio Berlusconi - nota ufficiale a parte messa nero su bianco dopo quattro giorni afoni - ostinatamente evita uscite pubbliche, passando dal chiuso di Villa Certosa al «ritiro» milanese e poi a quello di Palazzo Grazioli. Il Cavaliere si affida a un comunicato stampa scritto assieme a Gianni Letta e Paolo Bonaiuti. Un testo dosato parola per parola, nel quale il premier fotografa la difficile situazione economica, sparge fiducia sulla tenuta del sistema, chiede il concorso dell'opposizione nel momento di responsabilità, ma rivendica anche l'azione del governo e la coesione della maggioranza.

Il presidente del Consiglio rompe quindi un silenzio divenuto ormai difficilmente sostenibile, sebbene con ventiquattr'ore di 'ritardo' rispetto alla rivelazione fatta da Angela Merkel di una loro conversazione che ha avuto come oggetto proprio il varo della manovra italiana. La scelta di intervenire nel primo pomeriggio non è casuale e coincide con la boccata d'ossigeno che la Borsa concede a mercati stressati da un inizio giornata drammatico. Siccome uno dei timori del premier resta quello che 'congiure di Palazzo' possano spodestarlo da Palazzo Chigi una volta approvata la manovra, la linea diffusa a mezzo stampa non lascia spazio ad equivoci e, dopo una doverosa apertura al concorso dell'opposizione, ribadisce a scanso di equivoci che l'esecutivo resta in sella saldamente.

Eppure che venerdì possa diventare crocevia della legislatura lo dimostra l'attesa che si respira in Transatlantico. Molti deputati del Pdl non nascondono il timore che nuove rivelazioni sul caso Milanese possano indebolire il super ministro. E qualcuno non esclude che Tremonti possa valutare l'opportunità di fare un passo indietro. Una circostanza improbabile ma che, se dovesse concretizzarsi, metterebbe a repentaglio anche la poltrona del Cavaliere.

Ciononostante, assieme a massicce dosi di pessimismo, nell'esecutivo c'è chi si consola con un dato: non esiste al momento un profilo del Pdl in grado di sostituire Berlusconi. Vuoi perché gli altri papabili sono usciti indeboliti dalle recenti inchieste, vuoi perché gettare nella mischia Angelino Alfano significherebbe restare senza cartucce in vista di un eventuale voto anticipato. Per questo Berlusconi per ora resiste, forte del costante appello alla stabilità rilanciato quotidianamente dal Colle. Poi, da venerdì, si vedrà.