24 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Il Premier da la sua versione sul giallo

Berlusconi: «Salva-Fininvest»? Tutti sapevano

«Non l'ho scritta io, ma è una norma sacrosanta, si può reinserire in Parlamento»

ROMA - Silvio Berlusconi dà la sua versione sul giallo del comma 23, ossia la norma salva-Fininvest, prima inserita in manovra e poi ritirata, e di cui nessuno si è voluto assumere la paternità. Per spiegare che quella norma era stata discussa in Consiglio dei ministri e dunque era nota a tutti, compresi Tremonti e la Lega, e che comunque resta «sacrosanta». Al punto che potrebbe essere ripresentata «durante il percorso in Parlamento» perchè a quel punto la sentenza sul maxi risarcimento per il Lodo Mondadori sarà già stata emessa e nessuno potrà più dire che si è trattato dell'ennesima legge «ad personam».

Il presidente del Consiglio ha parlato durante la presentazione del libro di Domenico Scilipoti il «re dei peones» ed è sembrato volersi togliere qualche sassolino dalla scarpa. Il primo: la norma «non l'ho scritta io» ha premesso. Secondo sassolino: «E' stata discussa durante il Cdm» e «Tremonti - ha spiegato - non ha ritenuto di portarla al voto, essendo sicuro che tutti i componenti della coalizione fossero d'accordo». Terzo: «Calderoli - ha riferito il premier - mi ha detto perchè non me l'hai detto l'avrei scritta meglio e l'avrei sostenuta».

Berlusconi ci ha anche tenuto a ribadire che «io e la Fininvest non abbiamo bisogno di nessuna norma per salvarci» e comunque «questa norma è sacrosanta, equilibrata, ed è molto semplice spiegarla: mi sembra logico che ci sia una fidejussione che garantisca la possibilità di restituire i soldi ove si ribalti la sentenza di terzo grado. Si può anche rimandare il pagamento al terzo grado», ma in ogni caso «è la norma più giusta e sacrosanta che si possa immaginare».

Ma se questa è la versione del premier, a confutarla, almeno per quello che lo riguarda, è il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. «Ribadisco, ancora una volta - ha affermato in una nota - di non aver mai ne' letto ne' visto la cosiddetta norma sul Lodo Mondadori e di aver appreso della sua esistenza soltanto dai lanci delle agenzie di stampa, la settimana successiva al Consiglio dei ministri».