Berlusconi supera il «manovra day», ma resta il nodo Bankitalia
Per il Premier in agenda incontro con Bini Smaghi, voci su ingresso in esecutivo
ROMA - «Siate gentili, niente domande, siamo un po' stanchi vista la giornata faticosa?». La fatica in effetti si fa sentire e Silvio Berlusconi non nasconde tutto il peso di una giornata lunghissima, caldissima, e anche abbastanza complicata. Terminata con una conferenza stampa insieme a Giulio Tremonti per illustrare la manovra economica, iniziata con un lungo incontro sui rifiuti. In mezzo, alcune difficoltà dell'esecutivo nel fissare i paletti del provvedimento economico e lo scoglio della successione alla guida di Bankitalia. Al quale potrebbe legarsi indirettamente la successione di Angelino Alfano al ministero della Giustizia, che secondo quanto dichiarato dal premier diverse settimane fa doveva essere annunciata già domani.
Una maratona, quella sulla manovra, con lunghi interventi dei ministri e puntigliose repliche di Tremonti. In mezzo il Cavaliere, pronto a mediare per garantire quell'immagine di collegialità costruita negli ultimi giorni proprio pensando alla tappa di oggi. Una discussione animata, che ha raggiunto uno dei picchi quando Paolo Romani ha espresso contrarietà e non ha votato a favore della norma sull'Ice. O quando Berlusconi ha chiesto spiegazioni, visibilmente preoccupato, sul bollo per le auto di grossa cilindrata: «Non è che si colpiscono le famiglie che si sono tolti con fatica la soddisfazione di comprarsi una bella macchina?». Ma alla fine, davanti alla stampa, Berlusconi ha potuto rispolverare lo slancio dialogante e aprire all'opposizione in vista del confronto parlamentare. Salvo aggiungere, alla fine, che comunque servirà il voto di fiducia per arrivare alla meta. D'altra parte il premier non vuole che il difficile equilibrio raggiunto in Consiglio dei ministri venga messo troppo in discussione in Parlamento, anche dalle richieste della stessa maggioranza.
Discorso a parte per il decreto rifiuti, quello sì capace di spaccare l'esecutivo. La soluzione, alla quale hanno lavorato il premier e Calderoli, si è concretizzata in questo schema: la presa di distanze del Carroccio, il voto contrario dei leghisti in consiglio dei ministri, la fiducia nel 'soccorso' dell'opposizione in Parlamento per dare il via libera al decreto e l'ammissione di Berlusconi che «più di così non si poteva fare».
La presa di posizione di Napolitano - Come se non bastasse, a complicare un giorno fotografato dal premier come «faticosissimo» è arrivata una dura presa di posizione del Quirinale sulla vicenda Bankitalia. Il Colle chiede di evitare «dispute laceranti», «forzature politiche» e «contrapposizioni personali». Un monito che nel governo viene letto come una bacchettata con molteplici obiettivi: il mirino, spiegano dall'esecutivo, è puntato su chi intende sostenere candidature diverse dalla soluzione interna targata Saccomanni, ma anche su Lorenzo Bini Smaghi e il suo 'attivismo'. Berlusconi si limita a dire che per il dopo Draghi sarà fatta una scelta «adeguata» ma in totale «serenità» e «senza fretta».
Proprio quest'ultimo aveva in agenda per stasera un incontro riservatissimo a Palazzo Chigi con il Cavaliere. Le voci si rincorrono fino a sera, c'è chi parla di un'offerta del premier per un ingresso nell'esecutivo, magari con un 'cambio' in corsa con Franco Frattini: Bini Smaghi agli Esteri e l'attuale titolare della Farnesina alla Giustizia. Per quella casella, però, circolano anche i nomi di Lupi, Bernini e Bruno. Le ipotesi, come detto, si moltiplicano, ma di certo la partita Bankitalia, quella del futuro di Bini Smaghi e la successione a via Arenula sembrano sempre più intrecciarsi. Per ora senza soluzione.