19 aprile 2024
Aggiornato 18:30
Vertice di maggioranza sulla manovra

Berlusconi soddisfatto: Giulio ha ceduto sulla collegialità

Il Ministro Tremonti apre alle modifiche. E il Premier invita tutti a mostrarsi uniti

ROMA - Fino a ieri, appena sentiva nominare Giulio Tremonti, Silvio Berlusconi scattava: «Questa volta non sono disposto a subirlo, non cedo di un millimetro». Ma quello che è andato in scena oggi al vertice di maggioranza è stato un presidente del Consiglio diverso, in versione 'moderatore'. D'altra parte il ministro dell'Economia si è presentato all'affollatissima riunione convocata per discutere della manovra non solo smentendo di avere le dimissioni in tasca ma anche con l'impegno ad ascoltare i suggerimenti dei colleghi di governo. In più, cosa che nessuno ricorda sia avvenuta in passato, ha presentato la bozza del provvedimento ai ministri 48 ore prima del Consiglio. Una riunione che qualcuno avrebbe voluto far slittare per avere il tempo di studiare meglio le misure e che invece si terrà giovedì come da programma, anche se nel pomeriggio. E questo anche perché sulla necessità di rispettare la tempistica lo stesso premier si è messo in scia del «superministro».

Insomma, tra i duellanti sarebbe scattata la tregua. O forse un gioco delle parti. Il presidente del Consiglio ha ottenuto che Tremonti 'condividesse' la manovra, svestendo i panni del salvatore dei conti patri che si batte contro un mondo di spreconi, e il titolare di via XX settembre ha resistito sul taglio delle tasse che il premier tanto avrebbe voluto e che sarà invece solo una «rimodulazione». Di certo Berlusconi si è presentato all'incontro 'forte' del sostegno di Umberto Bossi, anche lui pronto a ottenere da Tremonti impegni precisi. Non è infatti passato inosservato a nessuno il silenzio della Lega, interrotto solo da frasi interlocutorie (come il 'non si è deciso niente' di Reguzzoni) o dal 'così così' fatto con la mano dal senatur ai giornalisti che chiedevano come fosse andato l'incontro.

Dalle parti del premier considerano l'apertura del ministro dell'Economia una conquista. Dovuta un po' al fatto che già circolavano nomi di sostituti 'prestigiosi', come per esempio Lorenzo Bini Smaghi, e un po' alle inchieste che hanno portato il suo consigliere economico, Marco Milanese, a dimettersi dall'incarico. Ma molti nel Pdl non condividono questa tesi e sono piuttosto convinti che Tremonti abbia soltanto capito che non era questo il momento di giocarsi la partita personale. Evidentemente - è il ragionamento che viene fatto - il ministro non aveva alcun interesse a 'strappare' ora perché avrebbe rischiato di essere messo in disparte e magari pure fino al 2013, se la legislatura dovesse continuare. Meglio insomma per 'Giulio', sostengono le stesse fonti, continuare a giocarsi la partita dall'interno.

Difficile che anche il presidente del Consiglio abbia messo da parte i sospetti nei confronti del titolare di via XX settembre. Ma oggi un risultato lo ha ottenuto, e cioè quello di spingere Tremonti a dire che la sua è una manovra «aperta». Anche per questo il presidente del Consiglio ha concluso la riunione di maggioranza invitando elogiando «la collegialità» e invitando tutti a mostrarsi uniti, evitando le polemiche.