Anm: Le intercettazioni non sono una priorità
Palamara: «E' singolare che si guardi alla pagliuzza anzichè la trave. Pronti a interventi su diffusione di quelle irrilevanti»
ROMA - Basta con le strumentalizzazioni che si stanno facendo sull'inchiesta P4, è «inaccettabile» sostenere che un intervento sulla disciplina delle intercettazioni sia «la priorità». E' «singolare» che di quanto sta emergendo dell'inchiesta dei pm napoletani «ci si preoccupi della pagliuzza anziché guardare la trave», perché «i fatti che stanno emergendo sono gravi». Il leader dell'Anm, Luca Palamara, ha aperto così i lavori del 'parlamentino' del sindacato delle toghe, convocato oggi per decidere che sia il collegio dei probiviri a valutare se uno degli indagati dell'inchiesta, il magistrato in aspettativa Alfonso Papa, sia ancora compatibile con l'appartenenza all'associazione.
Quelli che stanno emergendo dall'inchiesta sulla cosiddetta P4, ha ammesso Palamara, sono «fatti che ci riguardano da vicino che ci troviamo costretti ad affrontare ancora una volta, a distanza di un anno», ha detto riferendosi all'inchiesta sulla presunta P3. Ma la linea dell'Anm resta sempre quella della fermezza: «Ci sono fatti e comportamenti di fronte ai quali non si possono mostrare indugi e tentennamenti, vanno affrontati senza sé e senza ma. Occorre una posizione netta perché la credibilità della magistratura passa attraverso la credibilità dei comportamenti di tutti i magistrati».
Fatti gravi, sì, quelli che vanno emergendo nell'inchiesta P4, ma è «davvero singolare - ha insistito il presidente dell'Anm - che ancora una volta si strumentalizzino indagini penali e si rilancino temi che poco hanno a che vedere con le riforme urgenti sulla giustizia». Insomma ciò che è «singolare è che invece si preoccuparsi dei contenuti di ciò che sta emergendo, la politica si preoccupi di modificare la disciplina delle intercettazioni».
«E' vero, noi - ha aggiunto Palamara - abbiamo espresso in più occasioni la necessità di selezionare il materiale e di stralciare quello irrilevante. Ma in questo momento penso debba prevalere tutto quello che sta emergendo, la cui valutazione e rilevanza deve essere stabilita da un giudice e non dalla politica e da un ministro».
Una posizione condivisa dal segretario dell'Anm Giuseppe Cascini: «Ogni volta che ci sono indagini da cui emergono comportamenti discutibili da parte di soggetti che detengono il potere, la politica commette il grave errore di non occuparsi di vicende che emergono dalle inchieste ma dello strumento attraverso cui emergono, si chiede cioè come fare perché non vengano fuori». Ma tutto questo non va bene, anche perché finora «sono sempre stati sordi - ha spiegato ancora - alla nostra richiesta di regolare meglio la diffusione delle intercettazioni irrilevanti. Si usa l'argomento come pretesto per limitare l'uso dello strumento intercettazioni».
Cascini ha indicato quella che è la linea dell'Anm: «Diciamo sì a interventi che regolino le modalità di diffusione delle intercettazioni non rilevanti, ma riteniamo dannoso per le indagini contro la criminalità organizzata limitare lo strumento e in contrasto con il diritto all'informazione qualunque intervento che limiti la libertà di stampa».