19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Al secondo turno una partita nuova

Il Pdl prova la difesa: E' pareggio. E spera nei ballottaggi

Lo Stato maggiore del partito analizza i numeri e difende Berlusconi: C'ha messo la faccia

ROMA - Se servisse per vincere ai ballottaggi, Ignazio La Russa sarebbe anche pronto a dimettersi da coordinatore del Pdl. Ma la certezza che i vertici del Popolo della Libertà provano a coltivare - all'indomani del voto - è che al secondo turno «si giocherà una partita nuova e diversa». E «se dovessimo vincere» a Napoli e a Milano «racconteremo tutta un'altra storia».

Intanto, Denis Verdini si incarica di affermare «la verità» dei dati. «Un sostanziale pareggio», rivendica il coordinatore, che elenca i risultati: «Si votava in undici province, la sinistra ne governava 7 e noi 4, loro ne hanno vinte 3, noi 2, le altre 6 andranno al ballottaggio e in 3 siamo in ampio vantaggio». Ancora: dei 29 comuni capoluogo al voto, «la sinistra ne governava 20 e noi 9. Loro ne hanno confermati 12, noi 4». Infine: «Dei 104 comuni con più di 15mila abitanti, la sinistra ne aveva 54, noi 50. Loro ne hanno tenuti 14, noi 15, e ai ballottaggi partiamo in vantaggio in 32». Anche sui voti di lista, «aggregando i dati di tutti comuni sopra i 15mila abitanti, il Pdl è al 26,5% e il Pd 21,8: smentiti i proclami di Bersani che rivendica un avanzamento». E con i cronisti che notavano il crollo rispetto alle politiche, Verdini sbotta: «Mi meraviglio di voi. Alle amministrative ci sono le liste civiche. Se le uniamo siamo al 33-34%». Altro dato confortante per il Pdl, il fatto che «il vero terzo polo è la sinistra estrema: l'Udc si ferma al 5%, Fli all'1,3, l'Api allo 0,7%». E in particolare il partito di Casini «quando si allea con noi guadagna, da solo stenta, con la sinistra perde».

Il dato «inatteso» di Milano - Fatta chiarezza, dal punto di vista pidiellino, sui dati elettorali, i vertici del partito (oltre ai coordinatori presenti capigruppo e vice e Maurizio Lupi) si concentrano su quello che è il dato più significativo, Milano. «Ci aspettavamo l'esatto contrario», ammette Verdini. La causa, secondo il Pdl, è la «radicalizzazione» eccessiva della campagna. I cronisti osservano che però il primo a dare un significato di test nazionale al voto, in particolare di Milano, è stato proprio Berlusconi: «E' stata un'autodifesa», replica Verdini, con Cicchitto che aggiunge: «E' stata una campagna drogata dall'intervento dei giudici». Ma il dimezzamento delle preferenze personali di Berlusconi «non avrà conseguenze sulla leadership», e ora ai ballottaggi «si potrà fare una campagna diversa, sui programmi dei sindaci e nient'altro». Anche se con qualche messaggio contraddittorio, come l'uscita di La Russa: «La Moratti nel suo tempo libero frequenta San Patrignano per lottare contro la droga, altri candidati frequentano la stanza del buco...».