Fli punta sulla carta ballottaggi. Con rischio scissione
Fini alla prima prova dopo l'addio al Pdl. E «testa» anche il Terzo polo
ROMA - I ballottaggi come il secondo atto del congresso fondativo di Milano. Finì male, nel capoluogo lombardo, con pubbliche accuse e sdegnati rifiuti. Finì con l'ascesa di Italo Bocchino, l'addio di alcuni deputati 'moderati', l'implosione dei futuristi al Senato e la stagione di opposizione interna inaugurata da Adolfo Urso e Andrea Ronchi. La «faida futurista» si è poi cristallizzata, rimandata al voto amministrativo che ora bussa alle porte dei finiani.
Futuro e libertà si gioca parecchio, in questa tornata elettorale. Potrà contare i voti e sondare la tenuta del progetto, almeno nelle grandi città, visto che corre da sola a Torino, Napoli, Bologna e Milano (anche se nel capoluogo lombardo si presenta insieme all'Api). E concorrerà da sola, invece, in centri come Ravenna, Rimini, Latina, Savona, Barletta, Cagliari, Rovigo.
Proprio nei quattro grandi centri eventuali ballottaggi potrebbero rappresentare insieme una buona e una cattiva notizia, per i finiani. Buona perchè i terzopolisti potrebbero risultare determinanti, costringendo gli altri due Poli ai «supplementari». Cattiva perché proprio sui ballottaggi potrebbe esplodere il dissenso covato dalle 'colombe'. Urso e Ronchi da tempo guardano proprio ai ballottaggi come alla tappa decisiva per rifondare un nuovo, diverso centrodestra. I falchi, invece, puntano sul secondo turno per una possibile, prima rivincita contro il Cavaliere e il Pdl. Pronti a tutto per batterlo, spingono per sostenere in alcune realtà il candidato alternativo al centrodestra. Forse solo la libertà di coscienza potrà evitare un'ulteriore strappo all'interno del neonato partito finiano.
E poi c'è Fini. Il presidente della Camera ha iniziato in sordina, cauto, la campagna elettorale. Salvo accelerare verso la fine, scendendo in campo e viaggiando per l'Italia. Consapevole, forse, dei rischi e delle potenzialità di una tornata in cui lancia un nuovo partito, un nuovo simbolo e una nuova classe dirigente. E consapevole, anche, del rischio che la zattera Terzo Polo - salvifica dopo la sconfitta dello scorso 14 dicembre - possa perdere la rotta in visto degli ultimi due anni di legislatura.
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