In riforma Alfano rispunta UE su responsabilità Toghe
La relazione richiama la pronuncia che aveva ispirato il leghista Pini
ROMA - Ufficialmente il Governo e il Pdl non ne sapevano nulla: l'inserimento, il 23 marzo scorso, di un emendamento alla legge comunitaria che riformava radicalmente la responsabilità civile dei magistrati, presentato alla Camera dal relatore leghista Gianluca Pini, era stata una sua iniziativa 'autonoma'. «Ghedini non lo conoscevo nemmeno», diceva l'esponente del Carroccio ai cronisti, «mi ha telefonato per complimentarsi dopo che ha letto i giornali». Il relatore si era limitato, affermava, ad «informare» il Governo.
Eppure nella relazione che accompagna la riforma costituzionale promossa dal ministro della Giustizia, depositata alla Camera e assegnata alle commissione riunite affari costituzionali e Giustizia, la sentenza della Corte di giustizia Ue sulla causa Traghetti del Mediterraneo SpA (causa C-173/03) che aveva ispirato l'emendamento del deputato della Lega nord, è citata più volte, e si ricorda che «nei casi di 'violazione manifesta del diritto vigente', non è consentito limitare la tutela risarcitoria verso il cittadino ai casi di dolo e di colpa grave». Una formula sovrapponibile a quella di Pini.
A marzo, quando era stato presentato l'emendamento del deputato leghista, l'idea era piaciuta, la maggioranza non aveva esitato ad approvarla in commissione (cercando anche di limitare il clamore, con il rifiuto opposto dal Pdl alla diretta per i cronisti durante i lavori della commissione Giustizia sul parere all'emendamento). Di fronte alla levata di scudi delle opposizioni e della magistratura e al rischio di una bacchettata del Quirinale, vista la contemporaneità con la «riforma epocale» della giustizia approvata il 10 marzo in Consiglio dei ministri, la Comunitaria dall'aula è tornata in commissione in attesa di una correzione dell'emendamento incriminato: «Ho pronto un testo devo parlare con il Governo», ha spiegato Pini, che però ha sempre negato di voler fare un passo indietro sul tema.
Il Guardasigilli, in ogni caso, con l'annuncio dell'avvio alla Camera dell'iter del ddl costituzionale, ha lanciato oggi un segnale sulla volontà della maggioranza di andare avanti su tutti i 'pezzi' dell'offensiva in materia di giustizia: «La questione evidente dalle votazioni di ieri - ha detto con riferimento all'approvazione del 'processo breve' alla Camera - è che questa maggioranza e questo governo hanno i numeri per fare le riforme. E' un incentivo a proseguire. E' la prova che in Parlamento i numeri per il presidente Berlusconi ci sono. E, paradossalmente, ce ne sono ancora di più a scrutinio segreto».
Lo scontro politico quindi non è destinato a raffreddarsi, e se dal vertice della maggioranza a palazzo Grazioli filtra la notizia che Alfano ha in programma di salire al Quirinale per 'spiegare' il processo breve (dopo l'annuncio del capo dello Stato della sua intenzione di «valutare» il provvedimento), l'Anm resta sul piede di guerra, e a conclusione di una riunione della Giunta ha diffuso una nota nella quale si ribadisce che per le toghe la legge sulla prescrizione breve «è un'amnistia permanente per numerosi gravi reati, come la corruzione, l'evasione fiscale, la truffa, la truffa ai danni dello Stato, l'appropriazione indebita, l'omicidio e le lesioni colpose, quelli in materia di ambiente e di infortuni sul lavoro. La prescrizione del reato è una resa dello Stato di fronte al crimine, è un'ulteriore offesa alle vittime del reato, è una sconfitta per la giustizia».
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