19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Si conclude con il Nabucco

Giornata di celebrazioni per l'unità d'Italia, Berlusconi contestato

In Aula alla Camera la cerimonia solenne. Solo 5 i leghisti presenti

ROMA - Si conclude con il Nabucco diretto dal maestro Riccardo Muti al teatro dell'Opera di Roma la fitta giornata romana di celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia: dall'Altare della Patria al Gianicolo, passando per la messa celebrata dal cardinale Angelo Bagnasco nella basilica di Santa Maria degli Angeli fino alla seduta comune del Parlamento convocata in Aula alla Camera, tricolore, inno di Mameli e orgoglio nazionale hanno accompagnato l'atteso 17 marzo. Ma non sono mancate le polemiche: per le contestazioni al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e per la scarsa partecipazione della Lega nord.

Prima tappa per le autorità è stato l'altare della Patria. Poi il Pantheon, dove il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona d'alloro sulla tomba di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d'Italia. Quindi, il Gianicolo, per inaugurare il monumento che riporta il testo della Costituzione, deporre una corona a quello - restaurato - intitolato a Garibaldi, visitare quello intitolato alla moglie, Anita, e il nuovo museo della Repubblica romana. E proprio qui, a Porta San Pancrazio, al Museo della Repubblica Romana, che sono arrivare le contestazioni per Berlusconi, accolto da cori di '«dimissioni», «bunga-bunga», «vai in Tribunale». Qualcuno ha detto «resisti» ma gli applausi sono stati invece tutti per il Presidente Napolitano. Scena che si è ripetuta all'arrivo a Santa Maria degli Angeli, per la messa celebrata dal cardinal Bagnasco, dove ha partecipato anche il ministro leghista Roberto Calderoli. Ed è stato proprio alle diverse identità che si è richiamato Bagnasco nell'omelia, «identità plurale e variegata della nostra Patria, in cui convivono peculiarità e tradizioni che si sviluppano in modo armonico e solidale, secondo quello che don Luigi Sturzo chiamava il 'sano agonismo della libertà'».

Tutto esaurito a Montecitorio per la seduta comune: alte cariche, ex capi di Stato, ex presidenti della Camera, deputati e senatori ma non i leghisti che hanno disertato in massa la cerimonia solenne con Napolitano. Nell'emiciclo solo i tre ministri Umberto Bossi, Roberto Maroni e Roberto Calderoli, la sottosegretaria Sonia Viale e un solo deputato Sebastiano Fogliato. Praticamente quattro parlamentari su 85, considerato che la Viale non è eletta. Freddi durante il discorso di Napolitano, gli hanno tributato un applauso quando ha citato Benedetto XVI e al termine del suo discorso. Un discorso di quasi trenta minuti a metà tra il passato dell'unificazione del paese, la «fase difficile» e piena di sfide che l'Italia vive oggi e il futuro ricco di incognite, anche quelle «terribili che ci riserva la natura». Napolitano ha richiamato tutti a coltivare l'unitò d'Italia, a credere nella coesione del Paese, nel «cemento nazionale unitario» senza il quale l'Italia non reggerà alle prove.