Finocchiaro: Più imposte e nuova «tassa sulla disgrazia»
La Senatrice del PD: «Se il decreto non è il mostro che poteva essere lo si deve a Napolitano»
ROMA - Il decreto milleproroghe «doveva dare una scossa all'economia, invece aumenta le tasse, anche se il nostro Paese ha un livello di tassazione che è il più alto dell'Unione europea e che non è mai stato più alto negli ultimi 14 anni»: lo ha dichiarato la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro.
«Aumenta il prezzo del cinema, aumenta la tassa sui rifiuti e quella sull'energia e sulla benzina, si crea una 'tassa sulla disgrazia' perché da oggi chi verrà colpito da gravi calamità naturali dovrà pagarsi i danni da solo, si aggira il conflitto di interessi. Per un pelo, con un ordine del giorno del Pd, si impegna il governo a prorogare il divieto di incrocio tra stampa e tv, che salvaguarda il paese dal rafforzamento del monopolio berlusconiano sull'informazione».
«Se il decreto milleproroghe non è quel mostro che poteva essere lo si deve a Giorgio Napolitano. Con questa maggioranza e questo governo il Parlamento non è più luogo che abbia orecchie attente al rispetto delle leggi e della Costituzione», ha detto Finocchiaro, che ha poi annunciato che «il Pd ha deciso di presentare un disegno di legge che renda costituzionale la norma dell'articolo 15 della legge 400 che impone che il contenuto dei decreti leggi sia omogeneo e corrispondente al titolo. Una norma che è stata più volta richiamata, ma alla quale, proprio perché non vogliamo che venga ancora trascurata se Berlusconi fosse ancora alla guida del Paese, vogliamo dare forza costituzionale».
«Matura sempre più la distanza tra l'Italia così com'è, un'Italia bella, e questa maggioranza e questo governo che un po' con la legge porcata e i suoi effetti e un po' con gli ammiccamenti seduttivi di Berlusconi vanno avanti», ha detto la presidente dei senatori Pd. «Credo che questo sia l'ultimo morso di questa Destra all'osso che gli è stato affidato col governo del Paese. Ma il tempo sta passando, l'Italia bella s'è desta e che davvero sta finendo la malattia dell'Italia bella, della sua democrazia, dello stato di diritto. Berlusconi può sopravvivere ma non governa».
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