30 aprile 2024
Aggiornato 20:00
Caso Ruby

Avvenire: i reati contestati a Berlusconi, se provati, sono moralmente insopportabili

Il giornale dei Vescovi chiede chiarezza: «Per servire degnamente nella sfera pubblica ci vuole rispetto per se stessi, per il ruolo, e per ogni altro»

ROMA - «Chiarezza necessaria» sulla vicenda Ruby, questo il titolo dell'editoriale di Avvenire oggi nel quale si esprime «preoccupazione» e si attende che l'inchiesta si concluda al più presto.
Per Avvenire, se i due reati contestati - concussione e prostituzione - fossero confermati, sarebbero il primo «il più grave», il secondo «sul piano della valutazione morale, addirittura insopportabile». Il fatto, si legge ancora, che un Premier «sia implicato in storie di prostituzione e, peggio ancora, di prostituzione minorile, ferisce e sconvolge». Una vicenda, arrivata il giorno dopo la sentenza sulla Consulta, che si è abbattuta «come un tornado» sul Premier e «sull'immagine internazionale del nostro Paese».

BISOGNA USCIRE RAPIDAMENTE DA QUESTA SITUAZIONE - Ma tutto questo «poteva non accadere» e certo, si può «legittimamente argomentare su questo ennesimo e increscioso affondo giudiziario» ma «ci si deve interrogare anche e soprattutto su altro», ciò di cui parlò il Presidente della Cei Bagnasco a proposito del «contegno» di chi copre incarichi pubblici perché «per servire degnamente nella sfera pubblica bisogna sapersi dare, tenere cara, una misura di sobrietà e di rispetto per se stessi, per ogni altro e per il ruolo che si ricopre». Intanto, all'Italia, «è dovuto almeno questo: un'uscita rapida da questo irrespirabile polverone».

FRATTINI: E’ UNA AZIONE GIUDIZIARIO-MEDIATICA INFONDATA - Il ministro degli Esteri Franco Frattini torna a difendere il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell'inchiesta della procura milanese sul caso Ruby: «Sarebbe un errore ammettere il principio che un magistrato con un'indagine che si rivelerà infondata possa determinare il tempo delle elezioni e quindi sostituirsi alla scelta democratica degli elettori e dei governi», ha dichiarato il capo della Farnesina a Mattino 5, nel corso di un'intervista telefonica a Maurizio Belpietro.

COME IN PASSATO SI VEDRA’ CHE E’ TUTTA UNA MONTATURA - Secondo Frattini «il presidente del consiglio sta facendo bene a dire che la strada è quella del continuare a governare e del difendersi e soprattutto dimostrare veramente l'infondatezza di questa azione giudiziario-mediatica che si rivelerà come anche in passato una grande montatura purtroppo offensiva di persone che non c'entrano assolutamente nulla». Il ministro denuncia il fatto che si tratta di «persone che non sono indagate, persone la cui privacy è stata violata alle 6 di mattina come si trattasse di persone colluse con la mafia, un apparato di azione per questa indagine che veramente non si è visto neanche per grandi reati di crimine organizzato».

NICOLE MINETTI: SI VEDEVA CHIARAMENTE CHE RUBY AVEVA DEI PROBLEMI - «Assolutamente no». Così Nicole Minetti, consigliere regionale lombardo indagato per favoreggiamento della prostituzione nell'inchiesta sul caso Ruby, ha risposto ai cronisti che le domandavano se il premier Silvio Berlusconi fosse a conoscenza che la soubrette Karima El Maharoug fosse minorenne.

IN QUESTURA HO APPRESO CHE ERA MINORENNE - Alla domanda sul perché allora le fosse stata affidata alla fine del maggio scorso all'uscita dalla Questura di Milano, la Minetti ha risposto: «Perché nessuno sapeva che fosse maggiorenne, è stata fermata per degli accertamenti durante i quali si sono resi conto che la ragazza non aveva con sé i documenti, quindi per prassi sono andati a recuperarli e hanno capito che la ragazza era minorenne». «Io sono andata in Questura e lì ho appreso che la ragazza era minorenne - ha continuato la Minetti - la questione è limpida e non fa una grinza».

C’E’ ACCANIMENTO CONTRO DI ME - Entrando nell'aula del Consiglio regionale, il consigliere inseguito dai cronisti ha spiegato: «È una vicenda giudiziaria che sta procedendo e mi sembra giusto che per rispetto dell'inchiesta io non dica nulla al riguardo», sottolineando che «l'accanimento nei miei confronti mi sembra irrispettoso anche per quanto riguarda gli altri consiglieri».

NON SONO LA GUARDIANA DELL’HAREM - Alle cene di Arcore «ci sono andata qualche volta» e «davanti a me non è successo nulla». Nicole Minetti, in una intervista a La Stampa, parla del cosidetto 'caso Ruby' che la vede coinvolta. E sottolinea: «Non sono la custode 'dell'harem' di via Olgettina. Non c'è nessun harem». A La Stampa, il consigliere regionale della Lombardia ammette che all'Olgettina, centro residenziale milanese, «ci sono 3 appartamenti intestati a mio nome e abitati da persone che collaborano a Mediaset» ma preferisce non rispondere sul nome di chi glieli ha intestati e di chi le rimborsava il canone di locazione.

HO PENSATO CHE IL PREMIER VOLESSE AIUTARE RUBY - Nel corso dell'intervista, Minetti dà la sua versione dei fatti su quanto avvenne la notte in cui Ruby venne portata in questura a Milano, dove poi lei andò a prenderla. Inizialmente a chiamarla fu un'amica di Ruby, che aveva avuto il suo numero da una amica comune. «Poi mi chiamò il presidente che mi disse se potevo andare in Questura perché Ruby aveva avuto un problema, che era stata fermata perché non aveva documenti con sè». Minetti andò in questura e firmò per l'affidamento temporaneo. «Ho pensato solo che la volesse aiutare». Si vedeva lontano un miglio, aggiunge, che «questa ragazza aveva dei problemi».

COSTA (PDL): POSSIBILE IL RICORSO AL TRIBUNALE DEI MINISTRI - La Giunta per le autorizzazioni della Camera può accordare o respingere la richiesta di autorizzazione a procedere per Silvio Berlusconi avanzata dalla Procura di Milano sul caso Ruby o anche restituirla alla stessa Procura sollevando il tema della competenza per il Tribunale dei ministri: una possibilità, conferma Enrico Costa, Pdl, capogruppo in Commissione Giustizia e membro della Giunta: «Si può valutare, ma si vedrà alla luce delle carte e del dibattito - dice a Sky Tg24 - se l'azione dei magistrati sia stata caratterizzata da competenza perché è chiaro che il Presidente del Consiglio viene giudicato - per tutta una serie di reati - dal tribunale dei ministri».

Quindi una polemica, partendo dal fatto che nel suo lavoro la Giunta deve essere «seria e rigorosa, evitando di prestarsi al pettegolezzo e alle pressioni dei media che ci sono». I membri del Pdl non hanno ancora visionato le carte, «ieri lo hanno fatto alcuni colleghi dell'opposizione e, strana coincidenza, sono usciti molti stralci. Ci vuole senso di responsabilità nell'affrontare questa vicenda, non bisogna farsi tirare dalla giacca e far uscire stralci ora coperti da segreto parlamentare».

CAPEZZONE (PDL): LA VICENDA RUBY E’ UNA BOLLA DI SAPONE - «La vicenda è una bolla di sapone, e, come altre volte in passato, non lascerà alcuna conseguenza penale. Ma dietro il fumo dei veleni e di questa aggressione mediatica, c'è un vero e proprio attacco alla democrazia italiana, al diritto degli elettori a veder governare il Premier e il Governo da loro scelti». Lo dichiara Daniele Capezzone, portavoce Pdl.

VOGLIONO DELEGITTIMARE IL GOVERNO - «Per un verso - prosegue - si è messo in campo un assedio fatto di intercettazioni e schedature, con un dispiegamento di forze degno di una retata contro un maxiboss. Per altro verso, è scattata la macchina del fango mediatica. Ma è sempre più grande il numero di cittadini che comprendono il vero oggetto della partita: c'è chi, nella politica e non solo, vorrebbe delegittimare il Governo che è stato liberamente scelto e confermato dalla maggioranza degli italiani».

DIFENDERE BERLUSCONI VUOL DIRE DIFENDERE LA DEMOCRAZIA - «Questo è inaccettabile: in democrazia, i governi li scelgono i cittadini, non la magistratura, non alcuni salotti, né qualche ben noto gruppo editoriale. Oggi la difesa di Silvio Berlusconi coincide con la difesa dei più elementari principi democratici. E se l'opposizione non lo comprende, mostra di volersi essa stessa sottomettere - per il presente e per il futuro - al network dell'odio, del fango e della delegittimazione», conclude.