19 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Il delitto di Avetrana

Michele: Sabrina uccise la cugina nel garage di casa

Misseri ritratta: «Non ho abusato del corpo né ho molestato Sarah». Sabrina assiste all'interrogatorio e piange

TARANTO - Michele Misseri ha retto al contrattacco della difesa ed è andato fino in fondo al suo percorso di riconversione, cominciato una settimana dopo il suo arresto e culminato con le dichiarazioni rese ieri per oltre 11 ore al Gip del Tribunale di Taranto Martino Rosati. Michele ha parlato davanti al collegio difensivo di Sabrina, da lui indicata come l'autrice del delitto davanti ai pm, ai legali di parte civile, davanti al Gip che alla fine ha preso atto delle sue dichiarazioni in un interrogatorio cominciato poco dopo mezzogiorno e terminato quando erano da poco passate le 23.

Fu Sabrina ad uccidere Sarah strangolandola con una cinta nel garage di casa, lui si sarebbe occupato solo dell'occultamento del cadavere e non ne avrebbe abusato in campagna, così come una settimana prima del delitto non avrebbe tentato approcci sessuali nei confronti della nipote. E' l'ultima versione, ancora una volta diversa dalla precedente e anche in questo caso riempita con alcuni «non ricordo», di Michele Misseri sull'omicidio di Sarah Scazzi avvenuto il 26 agosto, fornita in undici ore di interrogatorio sotto forma di incidente probatorio nel carcere di Taranto. Una versione molto vicina a quella del 5 novembre scorso, nella parte in cui ribadisce che l'autrice materiale dell'omicidio è la figlia Sabrina; una versione modificata, invece, quando ritratta l'autoaccusa del vilipendio del cadavere e delle avances sessuali alla nipote.

«Per Michele la morte di Sarah è stata un incidente e non un atto voluto», ha detto all'uscita dal carcere l'avvocato Francesca Conte: «E, soprattutto, lui non ha dato un movente». Cosa che, fanno notare fonti investigative, va a favore dell'accusa: il fatto che Michele non sappia indicare il perché Sabrina avrebbe ucciso la cugina confermerebbe che fu proprio la figlia a svegliarlo, chiedendogli di scendere in garage perché «era successo un guaio».
«Secondo Michele, Sarah e Sabrina - prosegue l'avvocato Conte - erano come due sorelle e la quindicenne solo in casa dello zio acquistava il sorriso».
Sabrina secondo quanto si è appreso avrebbe pianto per buona parte dell'interrogatorio del padre. Uno sfogo dovuto al fatto di essere innocente, secondo i suoi legali, un primo segnale di cedimento nervoso di fronte alla sicurezza del padre, secondo gli inquirenti. Dopo dieci ore Sabrina ha avuto un piccolo malore, non ha retto alla tensione e, in lacrime, ha lasciato la sala dell'interrogatorio, per tornare nella sua cella: con il padre, anche stavolta, neanche uno sguardo.