7 maggio 2024
Aggiornato 21:30
Riforma della Giustizia

Fini pone paletti. Berlusconi: accordo o parlo in Aula

Duro il Premier: «I Pm sono un macigno sulla Democrazia. Il Leader di Fli: «Restino autonomi». Di Pietro: «Intervenga nelle aule di Tribunale»

ROMA - Silvio Berlusconi è a Bruxelles, Gianfranco Fini è a Bari. Ma la distanza non evita l'ennesimo scontro tra i due leader del centrodestra, questa volta sul tema della giustizia. Per il premier è «un macigno sulla democrazia italiana», e dunque va riformata. Ma il Presidente della Camera fissa anche i questo caso i suoi paletti: no al doppio Csm per giudicanti e inquirenti, no ai pubblici ministeri soggetti all'esecutivo, «come ai tempi del fascismo».
Posizioni che dimostrano quanto sia complicata la trattativa in corso nella maggioranza per la riforma del settore. E su cui incombe un possibile intervento in Parlamento dello stesso Berlusconi: «La data non è ancora decisa» e «non so ancora dire se e quando si farà» perchè «sono in attesa di vedere come andranno i tentativi di accordo in corso con le altre forze parlamentari».
Ovvero, per ora il premier si trattiene, evita quello che preannuncia come «un intervento forte» che «potrebbe influire negativamente su lavoro che si sta facendo». Ma certo, avverte Berlusconi, se la trattativa dovesse fallire «mi presenterò in Parlamento per denunciare senza ipocrisie e infingimenti cosa penso su magistratura e giustizia in Italia».

Ma se Berlusconi per ora rinuncia a parlare nel dettaglio di giustizia, Fini mette in chiaro la cornice entro cui dovrà essere disegnata la riforma. Prima di tutto non bisogna ridurre i componenti togati del Csm, pena un rischio sull'imparzialità dello stesso Consiglio superiore della magistratura. Ma soprattutto «non si può rinunciare all'indipendenza della magistratura, non si può tornare alla soggezione del pm all'Esecutivo, come ai tempi del fascismo», ma al contrario «vanno mantenute le prerogative dei Pm sulla polizia giudiziaria».
Sul punto risponde il ministro degli Esteri Franco Frattini: «Fini sbaglia nel merito, perchè non abbiamo mai pensato di mettere il Pm sotto l'Esecutivo». Anche per questo Frattini è convinto che l'accordo sulla giustizia nella maggioranza, sancito dal voto di fiducia del Parlamento, «non è affatto saltato» e i finiani «non si sono rimangiati la parola».

Di Pietro: «Intervenga nelle aule di Tribunale» - Chi invece ironizza sul possibile intervento di Berlusconi in Parlamento è il leader dell'Idv Antonio Di Pietro: «L'unico intervento che dovrebbe fare Silvio Berlusconi è quello nelle Aule dei tribunali, dove si svolgono i suoi processi e dalle quali, invece, continua a fuggire. E lasci stare la riforma della giustizia perché tutti sanno che affidarla lui è come affidare il pronto soccorso a Dracula». Il Pd, con il capogruppo alla Camera Dario Franceschini, denuncia invece come «i tentativi di Berlusconi di riformare la giustizia sono tutti immaginati come vendetta nei confronti dei magistrati per ridurre o far scomparire l'autonomia della Magistratura». Ma al tempo stesso Franceschini è convinto che «anche questa volta rimarranno solo parole».