30 luglio 2025
Aggiornato 21:00
Missione ISAF

Mons. Pelvi: il sacrificio di Romani per un mondo più giusto

L'omelia del funelare: «Fiaccola per la nostra patria, dalla bara trionfa la solidarietà»

ROMA - Il capitano Alessandro Romani, ucciso venerdì scorso in Afghanistan durante un'operazione di guerra, è «un'altra Via Crucis» per l'Italia, che comporta un nuovo «incontro di dolore e di lutto: Alessandro era un giovane dai grandi ideali, un modello di una vita spesa per gli altri» e il suo «sacrificio è un ammonimento circa il considerare i poveri come un fardello fastidioso, perchè solo con loro possiamo costruire un mondo più giusto». Così l'arcivescovo ordinario militare monsignor Vincenzo Pelvi nell'omelia dei funerali di Romani, celebrati oggi a Roma.

«UNA FIACCOLA» - «Il Vangelo ricorda che nessuno accende una lampada e la mette sotto un vaso o sotto un letto, ma la pone su un candelabro. Cristo è la luce del mondo posta sul candelabro» e, ha detto mons. Pelvi, «Alessandro con la partecipazione alle missioni internazionali di sicurezza e sviluppo è diventato una fiaccola per la nostra patria, con il dono della vita si è come issato sul candelabro per illuminare chi brancola nella notte dell'odio».
«Alessandro era un uomo delle forze speciali che non amava parlare di sè, non era mai in cerca di gloria, ma era sempre convinto del coraggio di esserci - ha continuato l'arcivescovo - e noi qui siamo come alunni sulla sua bara, che è come una cattedra da cui viene trasmesso un insegnamento che fa trionfare la luce della solidarietà, una cattedra che insegna ad accogliere i più deboli e i respinti. Alessandro aveva a cuore di restituire la dignità umana a ogni persona».