3 maggio 2024
Aggiornato 14:30
Politica & Giusizia

La Maggioranza discute su processo breve e legge elettorale

Casini e finiani: «Quel testo così com'è non è votabile. Al Paese non serve un'amnistia»

ROMA - Processo breve, ma anche legge elettorale: il terreno del confronto nella maggioranza si allarga anche al meccanismo di elezione del Parlamento, anche se la giustizia resta il principale nodo da sciogliere. Dicono di no al processo breve i finiani: Italo Bocchino ha bocciato nuovamente il provvedimento sulla «ragionevole durata dei processi», come viene chiamato dal Pdl: «Mi sembra che siano state espresse perplessità anche dal Quirinale - dice Bocchino - così com'è sembra un'amnistia, riteniamo opportuna una discussione per fare delle modifiche migliorative». Ancora più netto Carmelo Briguglio: «Il provvedimento sul processo breve, così come formulato, io non lo voto».

Parole che provocano l'immediata reazione del Pdl, anche di quella parte che in questi giorni ha cercato di frenare i 'falchi' come Ignazio La Russa nel tentativo di arrivare ad una tregua armata con i finiani. Il capogruppo Fabrizio Cicchitto precisa: «L'eccesso di furbizia puo provocare disastri. Oggi l'attenzione va concentrata sul governo e sui contenuti della sua azione». Dal fronte leghista, si fa sentire il presidente del Veneto Luca Zaia, che promette «una gogna pubblica» per chi, nella maggioranza, dovesse violare «gli impegni presi con gli elettori», che comprendono «il processo breve», ma anche «il federalismo fiscale».

L'opposizione, ovviamente, annuncia barricate, Udc compresa. Pier Ferdinando Casini: «L'Udc non voterà quel testo sul processo breve. Al Paese non serve un'amnistia. Se vogliamo pensare a una tutela per le alte cariche, siamo disponibili. Ma cancellare centinaia di processi per farne finire uno o due sarebbe una follia. Di tutto il Paese sente il bisogno, tranne che di un'amnistia».

E lo scontro si allarga anche alla legge elettorale. L'offensiva del Pd viene respinta dal Pdl, ma trova orecchie attente tra i finiani. Bersani prova ad usare proprio la legge elettorale come collante di quella «alleanza democratica» che dovrebbe sconfiggere Berlusconi e, anche se sul modello da adottare le distanze sono ancora siderali tra i filo-maggioritari e i fautori del tedesco, qualcosa si muove: sempre Bocchino dice che «i tempi non sono maturi, ma si può contribuire al ritorno del mattarellum che garantiva bipolarismo e stabilità».