28 marzo 2024
Aggiornato 21:30
Politica & Giustizia

Ancora scintille tra Alfano e i magistrati sul processo breve

Anm: «Il Ministro perde tempo con il progetto». La replica: «Sapete dire solo no». Il Giurista Vittorio Grevi: «Un'amnistia mascherata»

ROMA - Ancora scintille tra il Guardasigilli e i magistrati italiani. Nodo del contendere il processo breve, un provvedimento che ha iniziato tra molte polemiche il suo iter parlamentare sette mesi fa e che non è stato ancora approvato. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ora 'sposa' il testo approvato del Senato incardinandolo al pacchetto giustizia, entrato tra i cinque punti della verifica di maggioranza.
Ma le opposizioni, i finiani, e gli stessi magistrati non sono d'accordo. E alcuni giuristi arrivano a definire il provvedimento niente di meno che una «amnistia mascherata».

ALFANO - E' evidente che l'Associazione nazionale magistrati (Anm) vuole che non cambi nulla, dice il ministro della Giustizia Angelino Alfano, rispondendo al presidente dell'Anm Luca Palamara che lo ha accusato di «perdere tempo» con il processo breve. «Evidentemente - argomenta il ministro - alla Anm stanno bene le lungaggini della giustizia italiana e vogliono che nulla cambi. Evidentemente alla Anm sta bene l'infinita durata dei processi italiani. Evidentemente la Anm sa dire solo 'no' e non formula proposte in grado di fare uscire la giustizia dallo stato di paralisi».
Stamattina Alfano, sul Corriere della Sera, aveva assicurato l'impegno del suo ministero a garantire «investimenti straordinari nel sistema giustizia per adeguare la macchina alle nuove esigenze del processo breve», aggiungendo: «Siamo pronti a incontrare i magistrati dei principali uffici giudiziari per concordare le scelte organizzative più efficaci». Parole alle quali Palamara aveva replicato duramente.
«La criminalità - aggiunge Alfano nella replica all'Anm - noi l'abbiamo combattuta e la combattiamo con le nostre leggi e nelle sedi di trincea e per coprire I vuoti di organico, proprio nelle sedi di trincea, abbiamo approvato all'unanimità, in Parlamento, due decreti, mentre la Anm difendeva evidentemente I privilegi corporativi della casta».

AMNISTIA MASCHERATA - Sullo stesso Corriere oggi il giurista Vittorio Grevi ha sostenuto, in un commento di prima pagina intitolato «Amnistia mascherata», che «In realtà si tratta di un testo inficiato da un clamoroso equivoco di fondo, che si riflette - a parte lo slogan pubblicitario del «processo breve» - soprattutto sulla dichiarata finalità di tutela del cittadino «contro la durata indeterminata dei processi». Un equivoco derivante - secondo Grevi - dalla circostanza che, per quanto concerne in particolare il processo penale, si lascia intendere che l'obiettivo del «processo breve» potrebbe venire conseguito fissando sulla carta, da un giorno all'altro (senza alcuna previa riforma legislativa e, per di più, senza neppure alcun serio monitoraggio statistico) determinati limiti di durata massima delle varie fasi processuali, con la drastica conseguenza della estinzione del processo nel caso di superamento di tali limiti. Senonché, per questa via, non si ottiene un accorciamento dei termini di svolgimento dei processi penali, che per loro natura devono concludersi con la pronuncia di una sentenza sul merito dell'accusa. Si provoca soltanto, invece, una irragionevole morte prematura di tali processi, tradendo così la promessa di assicurarne «tempi certi» fino alla «sentenza definitiva».