24 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Indagini sulla «P3»

Berlusconi: il «castello di carte» sta cominciando a cadere

Ghedini: «Cesare« non è il premier. Dal Pdl attacchi al pm Capaldo: «Dovrebbe essere licenziato, o almeno trasferito, dopo l'intervista a Repubblica»

ROMA - Il castello di carte sta iniziando a cadere. La 'prova documentale' fornita da Niccolò Ghedini sull'identità di 'Cesare', o meglio sul fatto che il misterioso personaggio al centro delle trame della P3 non può essere Silvio Berlusconi, rinforza la convinzione dello stesso premier che la «montatura vergognosa» denunciata ieri stia cominciando a perdere pezzi. «E' del tutto evidente che Cesare è da individuarsi in altro soggetto e ciò fa irrimediabilmente venir meno tutte le illazioni prospettate in questi giorni», ha dettato in una nota l'avvocato del premier incrociando i dati delle intercettazioni per stabilire che «il nome 'Cesare' non si riferisce affatto al Presidente Berlusconi».

Dopo l'audiomessaggio ai Promotori della libertà, Berlusconi oggi sceglie il silenzio, e si chiude per l'intera giornata a Tor Crescenza, la residenza alle porte di Roma scelta per il periodo estivo. Da lì il premier lancia i suoi strali, con chi ha potuto parlarci, contro quella che viene definita operazione mediatico-giudiziaria, che però nella politica trova sponde - viene fatto osservare - non solo nell'opposizione ma anche in settori della maggioranza: «Gli stessi che citano Grasso ogni volta che parla contro il governo, ma che tacciono da giorni - fa notare un fedelissimo del premier - sul fatto che il procuratore Antimafia abbia spiegato come sia praticamente impossibile dimostrare l'esistenza di un'associazione segreta». Ovvero il reato che viene contestato ai presunti appartenenti alla cosiddetta P3. Un chiaro riferimento ai finiani, verso i quali tra gli ambienti vicini al premier cresce la determinazione alla rottura: «Ormai Berlusconi non ha più alcuna volontà di ricucire», sostiene un parlamentare che ha avuto modo di parlare con il premier in questi giorni.

Anche perchè il «punto a favore» segnato oggi dagli avvocati del premier su 'Cesare' «rafforza la determinazione del premier ad andare avanti»: difenderò il Governo da questi attacchi e con esso il voto democratico degli italiani, avrebbe assicurato Berlusconi ai suoi interlocutori, ribadendo che non ci sono spazi per formule diverse dall'attuale Esecutivo legittimato dalle urne. Che settori della magistratura siano «al lavoro» contro il Governo, per gli uomini del premier è dimostrato dall'intervista di Giancarlo Capaldo, rilasciata «proprio a Repubblica», osservano i berlusconiani di stretta osservanza: «Dovrebbe essere licenziato, o almeno trasferito, dopo un'intervista di quel tipo», si spinge a dire Osvaldo Napoli. Ma la convinzione di chi ha avuto modo di parlare col premier, è che «neanche stavolta la via giudiziaria funzionerà».