24 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Gli atta alla Consulta

Mediatrade, processo sospeso per tutti

Il Gup Marina Zelante fa la stessa scelta dei colleghi della prima penale e della decima: «prerogative Ministri solo con legge costituzionale»

MILANO - Il procedimento Mediatrade finisce come Mediaset e Mills: atti alla Corte Costituzionale per valutare la validità della legge sul legittimo impedimento. Il gup Marina Zelante fa la stessa scelta dei colleghi della prima penale e della decima. Zelante prende atto della richiesta di rinvio per legittimo impedimento dei legali di Silvio Berlusconi imputato di frode fiscale e appropriazione indebita, impegnato nel consiglio dei ministri prima di volare in Canada per il G8, poi dice: «Vado a recuperare la mia agenda».

Tutti capiscono che il gup indicherà alcuna date per dopo l'estate in cui celebrare l'udienza. Tutti hanno capito male in realtà. Perchè il giudice si chiude in ufficio. Passa mezz'ora, poi un'ora. Allo scadere dell'ora e mezza un legale va a bussare. Il gup sta scrivendo un'ordinanza e spiega: «Mezz'ora ancora». Quando torna in aula il giudice legge un paio di pagine che in sostanza ricalcano quanto avevano deciso i suoi colleghi impegnati negli altri processi al Cavaliere: «Le nuove prerogative per i ministri, come quelle previste dalla legge 51/2010, possono essere introdotte solo con legge costituzionale».

Insomma c'è odore di violazione dell'articolo 138 della Carta. Quindi atti alla Consulta, ha deciso il giudice, senza neanche far interloquire le parti sul punto. E «senza nemmeno valutare l'impedimento di oggi che era palesemente legittimo e il fatto che noi avevamo indicato una data ravvicinata il 27 luglio con la disponibilità a concordare un calendario di udienze» osserva Niccolò Ghedini, uno dei legali del premier. Secondo Ghedini «il gup è andato fuori dai criteri indicati dalla Consulta sulla leale collaborazione tra istituzioni dello Stato».

Ma era accaduto qualcosa di simile già nel processo Mills, con una camera di consiglio a sopresa più lunga di quanto preventivato e i giudici che passarono la patata bollente alla Corte. Oggi però non basta un'ordinanza sola. Bisogna decidere se sospendere il processo per tutti i 12 imputati o solo per il premier. Zelante si ritira di nuovo. Sa che tutte le parti sono contrarie allo stralcio, dal pm ai difensori, al legale della parte offesa Mediaset che compare all'udienza «come osservatore». Uno dei difensori però spiega: «Ma i motivi del no allo stralcio sono diversi. Ai pm per esempio non gliene frega niente di processare solo gli altri, loro vogliono il Cavaliere».

Zelante si adegua e in poche righe dice: «Lo stralcio sarebbe la normalità, ma in questo caso ci sono vincoli probatori tali da far ritenere utile la prevalenza del principio relativo all'unitarietà del procedimento». Insomma, restano tutti insieme appassionatamente, dal premier agli altri tra cui il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e Piersilvio Berlusconi.

Se ne riparlerà quando la corte Costituzionale scioglierà il nodo. Ma ci vorrà tempo. I difensori di Berlusocni si costituiranno in giudizio entro il prossimo 6 luglio davanti alla Consulta. «Sto scrivendo» spiega Piero Longo, altro legale del premier. Poi ci vorranno almeno sei mesi per fissare l'udienza della Corte Costituzionale. Insomma, a primavera prossima sapremo. Ma intanto il centro-destra sta lavorando sul lodo costituzionale che farebbe ripartire da zero questa partita tra politica e giustizia.

E non c'è solo Berlusconi. I legali del neoministro Aldo Brancher hanno chiesto di rinviare l'udienza di sabato prossimo 26 giugno del processo in cui l'accusa parla di appropriazione indebita in relazione a soldi incassati da Giampiero Fiorani, caso scalata ad Antonveneta. L'istanza fa riferimento esplicito al legittimo impedimento continuativo. Il giudice Annamaria Gatto dovrà decidere se mandare gli atti alla Consulta e se separare il destino dell'imputato Brancher da quello della sua compagna Luana Maniezzo che risponde di ricettazione.