Berlusconi: chi ha sbagliato sarà punito
«Basta isterismi e liste di proscrizione. Magistrati accerteranno la verità». Frattini: «Situazioni intollerabili. Il Guardasigilli: «Ma non è Tangentopoli»
ROMA - Se qualcuno ha sbagliato non avrà «nessuna indulgenza o impunità», ma bisogna fermare le «isterie» e le «liste di proscrizione» perchè «è inaccettabile che l'elenco dei clienti di una azienda venga presentato dai giornali come una lista di colpevoli». E' quanto dichiara in una nota il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, a proposito delle inchieste su «appaltopoli» e dell'elenco dei vip e politici per i quali la ditta dell'imprenditore Diego Anemone ha svolto dei lavori.
«Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi saranno i magistrati ad accertarlo. E in questa ipotesi - assicura Berlusconi - ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica ed ha responsabilità pubbliche. Nessuna indulgenza e impunità per chi ha sbagliato. Ma, per favore, basta con queste assurde isterie, con queste liste di proscrizione che gettano aprioristicamente ed indiscriminatamente fango su persone innocenti».
ALFANO - Sulla vicenda era intervenuto anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano: «Abbiamo presentato un Ddl contro la corruzione che si fonda su l'inasprimento delle pene e un sistema di maggiore trasparenza dentro la pubblica amministrazione». Il ministro ha parlato a Milano rispondendo ai giornalisti in relazione alla nuova ondata di corruzione. «Con una serie di interventi previsti nel ddl anticorruzione, fortemente voluto dal presidente Silvio Berlusconi - ha sottolineato Alfano - che prevede una serie di interventi che hanno l'obiettivo di eliminare quei lacci e quei lacciuoli che spesso rappresentano dei passaggi a livello per superare i quali si paga la tangente» e fare sì, ha concluso il ministro, che «una maggiore fluidità nel funzionamento degli enti locali possa assicurare al contempo maggiore trasparenza». Per il ministro della giustizia la vicenda non indebolirà il governo.
FRATTINI - «Ci vogliono nuove regole, che comprendano anche l'ineleggibilità per tutti coloro che sono stati condannati per reati connessi alle loro funzioni, e questo non riguarda solo i politici» ha detto invece più tardi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, sottolineando che «una forte accelerazione del ddl del Governo contro la corruzione è inevitabile».
Sempre commentando la vicenda della cosiddetta Lista Anemone, il titolare della Farnesina ha aggiunto che «fermo restando l'assoluto garantismo nei confronti di tutti, chi si appropria di beni per se stesso, deve essere ripudiato completamente dalla politica e non deve avvicinarsi più». «Quel che è ancora più grave - ha concluso Frattini - è quando sono i funzionari dello Stato, i «Grand commis» a svolgere attività non legali, non solo immorali».
L'OPPOSIZIONE - Completamente opposto l'atteggiamento dell'opposizione. Il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, torna a chiedere «immediate dimissioni» di un governo e un Parlamento che «non hanno più credibilità». «I giudici - ha detto Di Pietro a Milano - vadano avanti ma la politica deve prendere delle decisioni immediate. Con un governo e un Parlamento impegnati tutti i giorni a difendere se stessi da tutto quello che viene scoperto non si ha più credibilità. Per questo - ha concluso Di Pietro - noi chiediamo le immediate dimissioni di questo governo perchè una nuova classe dirigente possa andare alle Istituzioni».
«Il governo è in mezzo a una palude. Stanno emergendo questioni di corruttele e illegalità, stanno emergendo tensioni all'interno della maggioranza. Abbiamo davanti una fase di forte instabilità» gli fa eco il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a Youdem Tv. «Il Partito Democratico - sottolinea il segretario del Pd - deve avere uno scatto dal punto di vista dell'affermazione del profilo e delle proposte programmatiche. Deve avere la capacità di delineare un'alternativa».
L'INCHIESTA RIMANE A PERUGIA - L'inchiesta sugli appalti resta a Perugia. Lo hanno deciso i giudici del tribunale del riesame umbro, rispetto all'appello proposto dai pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, dopo che il gip aveva negato l'arresto del commercialista Stefano Gazzani e dell'ex commissario per i mondiali di nuoto a Roma Claudio Rinaldi.
Oggi il tribunale ha confermato l'insussistenza dell'esigenza dell'emissione di una ordinanza di custodia cautelare, ma ha chiarito che l'indagine deve rimanere a Perugia. Adesso - è stato spiegato - non è detto che del caso debba occuparsi la Cassazione. I pm potrebbero non impugnare il provvedimento visto che hanno avuto certezza della loro «competenza» quali titolari del fascicolo.