La lista segreta di Anemone, rivelazioni sui quotidiani
Centinaia di nomi di vip nell'elenco appalti e ristrutturazioni. Bossi: «Strana inchiesta ma con Lega e Tremonti governo non cade»
ROMA - Diego Anemone aveva una lista segreta di appalti e ristrutturazioni. Alcuni quotidiani stamani, dal Corriere della Sera a Repubblica, al Giornale, a Libero, riferiscono che nel computer sequestrato all'imprenditore sarebbe stato trovato l'elenco delle commesse e degli appalti ottenuti tra il 2003 e il 2008.
Secondo il Corriere della Sera nella lista compaiono la sede della Protezione Civile, del ministro del Tesoro e due locali di Palazzo Chigi. Il quarantenne costruttore della «cricca», scarcerato domenica scorsa, aveva tra clienti politici, registi e manager. Sugli stessi resoconti giornalistici spuntano i primi nomi.
Berlusconi: «Fuori dal Governo chi ha sbagliato» - Non si può parlare di una nuova tangentopoli, eventuali altre responsabilità sarebbero tutte da dimostrare ma in ogni caso se qualcun altro esponente del governo dovesse essere coinvolto nelle inchieste in corso, ne pagherebbe le conseguenze lasciando l'incarico nell'esecutivo. Sarebbe questo il ragionamento svolto dal premier, Silvio Berlusconi, ieri sera durante una cena a palazzo Grazioli con alcuni imprenditori.
A quanto riferiscono alcuni dei partecipanti ieri sera il premier si sarebbe detto deluso dal comportamento di Claudio Scajola ma, avrebbe assicurato, che finchè le inchieste investono comportamenti dei singoli, non indeboliscono il governo. Alcuni degli imprenditori presenti si sarebbero poi detti preoccupati di un possibile allargamento dell'inchiesta, che già sui giornali vede altri esponenti del governo accostati alle inchieste della 'cricca'. Berlusconi avrebbe replicato - riferiscono alcuni dei presenti - che non si può comunque parlare di una nuova tangentopoli ma che se qualcun altro avesse sbagliato, ed è tutto da dimostrare, ne pagherebbe le conseguenze uscendo dal governo.
Bossi: «Inchiesta strana» - Un'inchiesta «un po' strana», forse «un po' preparata», ma anche se dovessero essere coinvolti altri ministri «finchè ci siamo io, la Lega e Tremonti, il Governo non rischia, non lo buttano giù». Lo dice Umberto Bossi, interpellato sulle inchieste circa gli appalti del G8 e la cosiddetta 'cricca'.
Sul possibile coinvolgimento di altri ministri, Bossi spiega: «Io non so niente, so solo che io non c'entro». I cronisti chiedono se sia una nuova Tangentopoli, e il leader della Lega replica: «Non lo so, speriamo di no». Ma il Governo rischia? «Se portano via tutti i ministri sì... - dice ridendo - ma finchè ci siamo io, la Lega e Tremonti, il Governo non rischia, non lo buttano giù». A quel punto i cronisti chiedono al leader della Lega se teme che ci sia un disegno dietro le inchieste: «Mi sembra una cosa po' strana, un po' preparata, ho questa impressione... Spero di no, spero di no».
Bertolaso: «20mila euro per lavori di falegnameria» - Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Guido Bertolaso torna a rinnovare «solidarietà» all'ex ministro Claudio Scajola ed ipotizza «gelosie» alla base del loro coinvolgimento nell'inchiesta sul costruttore Anemone. Quanto al proprio rapporto con Anemone, Bertolaso precisa, in una intervista a Il Secolo XIX di aver consegnato all'imprenditore solo un assegno da ventimila euro per «dei lavori di falegnameria».
Quanto al rapporto professionale fra sua moglie e l'imprenditore sotto inchiesta, Bertolaso spiega che «Anemone nel 2006, in tempi non sospetti, cercava qualcuno che progettasse il verde per il suo centro sportivo. Mia moglie fece la prima bozza ma poi si fermò perché erano in arrivo i mondiali di nuoto e la collaborazione era, in effetti inopportuna» Nella lunga intervista al quotidiano ligure, il capo della Protezione Civile, in una lunga intervista al Secolo XIX parla a lungo dei progetti per il futuro e torna sul dl che prevedeva anche la privatizzazione della Protezione Civile, che avrebbe abolito il ricorso all'arbitrato per i lavori del G8 alla Maddalena e fu bocciato da maggioranza e opposizione.
«In Italia, quando c'è un conflitto tra privati e amministrazione pubblica si ricorre sempre all'arbitrato perché «è una greppia» per tutti, denuncia. «Con il decreto io taglio del 30 per cento tutti i budget - precisa - . Poi siccome le aziende dopo un primo momento di sbandamento si riorganizzano per chiedere l'arbitrato intervengo io», con il risultato che «in Commissione me l'hanno cancellato, l'emendamento. Tutti d'accordo, maggioranza e opposizione». «Io chiudo la porta principale - aggiunge - e loro cercano di rientrare da quella laterale. In aula ho chiesto che quell'articolo venisse rivotato, i cittadini hanno risparmiato almeno un centinaio di milioni».
Silvestri: «Non conosco Anemone» - Il Professore Gaetano Silvestri, giudice costituzionale, smentisce ogni «illazione» circa la presenza del suo nome nel 'libro segreto' dei beneficiati del costruttore Anemone. «In relazione ad alcune illazioni comparse su organi di stampa, il giudice della Corte costituzionale Silvestri - si legge in una nota della Consulta - dichiara di non conoscere e di non aver mai conosciuto il Signor Anemone; di non possedere e di non aver mai posseduto immobili di qualunque genere a Roma». Ed «auspica che il proprio nome non venga più accostato a vicende alle quali è totalmente estraneo».