3 maggio 2024
Aggiornato 22:30
Processo diritti TV

Caso Mediaset, il legittimo impedimento davanti ai Giudici

Il provvedimento per la prima volta al vaglio di un Tribunale. I Pm di Milano pronti a chiedere l'invio degli atti alla Corte Costituzionale

MILANO - Questa mattina la nuova legge sul legittimo impedimento promulgata da Napolitano nei giorni scorsi e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale sarà per la prima volta al vaglio di un Tribunale nell'aula della prima sezione penale a Milano, dove si svolge il processo sui diritti tv di Mediaset che vede il presidente del consiglio Silvio Berlusconi tra gli imputati di frode fiscale.

In cancelleria dal 7 aprile, prima che Napolitano firmasse la norma, c'è la documentazione con cui la difesa del premier chiede il rinvio dell'udienza a causa del viaggio che porterà Berlusconi a Washington per partecipare al «Nuclear Security Summit». Un programma di tre giorni dal 12 al 14 aprile che impedisce secondo i difensori e la certificazione di Palazzo Chigi al premier di essere in aula. Ma Niccolò Ghedini e Piero Longo, i legali del premier, hanno già detto che utilizzeranno la legge che permette un rinvio di 6 mesi, rinnovabile tre volte fino a una sospensione di un anno e mezzo del processo. Spetterà ai giudici la valutazione e soprattutto che cosa fare. La linea della procura è quella di chiedere l'invio degli atti alla Corte Costituzionale. Nel caso il collegio dovesse aderire alla richiesta dei pm dovrà anche fare una scelta: sospendere il processo per tutti i 12 imputati o stralciare la posizione del premier e andare avanti con gli altri tra cui c'è il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.

Sulla decisione potrebbe pesare la situazione particolare in cui si trova il presidente del collegio Edoardo D'Avossa da tempo trasferito a La Spezia e «applicato» a Milano solo per il caso Mediaset. L'applicazione, già rinnovata più volte, non può essere eterna e della vicenda si sta occupando con calcoli complicatissimi il Csm. Dovesse «scadere» l'applicazione il processo intero riprenderebbe da zero con un altro giudice e sarebbe destinato a quel punto a prescrizione sicura. Il collegio per questa ragione potrebbe decidere lo stralcio, finendo il processo agli altri 11 imputati e affidando il premier, quando sarà, a nuovi giudici.