23 maggio 2025
Aggiornato 03:00
Il caso pedofilia

Sodano: gli errori dei sacerdoti usati come arma contro la Chiesa

Alza la voce il Decano del collegio cardinalizio: «Non sbagliamo strategia, la nostra arma è il Vangelo»

CITTÀ DEL VATICANO - «È ormai un contrasto culturale: il Papa incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa». Alza la voce il cardinale Angelo Sodano, decano del collegio cardinalizio, che all'inizio della messa del giorno di Pasqua ha espresso a Benedetto XVI l'affetto e la fedeltà di tutti i cattolici.

Dietro gli ingiusti attacchi al Papa - sottolinea Sodano in in una intervista all'Osservatore Romano- ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo. Ora contro la Chiesa viene brandita l'accusa della pedofilia. Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro Pio X, poi l'offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l'ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo vi per l'Humanae vitae».
Davanti a questi ingiusti attacchi ci viene detto che sbagliamo strategia, che dovremmo reagire diversamente. La Chiesa ha il suo stile e non adotta i metodi che oggi sono usati contro il Papa. L'unica strategia che abbiamo ci viene dal Vangelo», sottolinea il Cardinale.

Sodano sottolinea come sia l'intera comunità dei cristiani a sentirsi «giustamente ferita quando si tenta di coinvolgerla in blocco nelle vicende tanto gravi quanto dolorose di qualche sacerdote, trasformando colpe e responsabilità individuali in colpa collettiva con una forzatura veramente incomprensibile. Nel mio intervento - afferma- non ho fatto altro che dare voce al popolo di Dio: al collegio cardinalizio, anzitutto, che è tutt'uno con il Romano Pontefice; ma anche ai vescovi e a tutti i quattrocentomila sacerdoti. Ho voluto espressamente parlare dei pastori che spendono la loro vita a servizio di Dio e della Chiesa. Se qualche ministro è stato infedele non si può e non si deve generalizzare. Certo, ne soffriamo, e Benedetto XVI ha chiesto scusa più volte. Ma non è colpa di Cristo se Giuda ha tradito. Non è colpa di un vescovo se un suo sacerdote si è macchiato di colpe gravi. E certo non è responsabile il Pontefice».

Da parte mia, come decano del collegio cardinalizio - conclude- ho ritenuto doveroso fare quell'intervento. Come ogni cardinale, ho la missione di stare sempre a fianco del Papa e di servire la Chiesa usque ad effusionem sanguinis. Sento un dovere di riconoscenza a Benedetto XVI per la dedizione apostolica con cui presta il suo quotidiano servizio alla Chiesa. Quelle parole sono nate anche da un'esigenza personale, dall'affetto profondo che porto al Vicario di Cristo. Oltre a una testimonianza di vicinanza al Papa, il mio è stato un invito alla serenità.

L'appello che il Papa stesso, per primo e continuamente, rivolge alla Chiesa e al mondo, sulla scia dei suoi grandi predecessori sulla cattedra di Pietro. Non meravigliamoci delle persecuzioni perché Gesù già aveva detto ai suoi apostoli che «un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra», come si legge nel Vangelo secondo Giovanni».