28 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Le riforme

Presidenzialismo e giustizia, via al confronto tra Pdl e Lega

Sul tavolo anche il federalismo e il nome del nuovo ministro dell'Agricoltura. Domani l'Ufficio di presidenza Pdl, poi premier vede Fini

ROMA - Questa sera l'incontro con Umberto Bossi, domani quello con Gianfranco Fini, e la riunione del'Ufficio di presidenza del Pdl. Incassato il «mandato forte» dagli elettori grazie alle Regionali, conclusa la pausa pasquale, Silvio Berlusconi da oggi aprirà il percorso delle riforme: giustizia, fisco, istituzioni e federalismo sono i vari capitoli del progetto più volte annunciato dal premier. Temi da affrontare con l'opposizione, dicono dalla maggioranza, ma con l'avvertimento: siamo pronti a fare da soli. Da oggi dunque, si inizierà a capire se i tre anni senza elezioni che attendono il Paese porteranno davvero alle riforme, oppure se - come teme l'Idv - quella del centrodestra «non sia la solita manfrina gattopardiana».

PRESIDENZIALISMO E GIUSTIZIA - Con Umberto Bossi, il premier parlerà sicuramente dell'attuazione del federalismo fiscale: sta per scadere il primo anno di delega al Governo (il 21 maggio) e i leghisti vogliono accelerare l'emanazione dei decreti attuativi, con l'obiettivo di concludere entro fine anno. Altro punto fermo dei leghisti, la fine del bicameralismo perfetto, con la trasformazione di palazzo Madama in Senato federale: obiettivo che si sposa con quello della maggioranza di ridurre il numero dei parlamentari. Ma sul tavolo Berlusconi ha messo ora anche il presidenzialismo, con l'elezione diretta del Capo dello Stato o del capo del Governo. Sulla giustizia, invece, si comincerà con il contestato ddl sulle intercettazioni, ora in Senato: possibili modifiche al testo licenziato dalla Camera, anche per venire incontro alle osservazioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In cantiere anche la modifica del processo penale, mentre ancora non hanno visto la luce la separazione delle carriere e l'intervento sul Csm.

Su come la maggioranza intende procedere, è stato chiaro il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Per aprire un confronto serio sulle riforme istituzionali bisognerà tenere conto della linea che sta definendo il Pdl, che, evidentemente, deve portare ad una posizione comune del centrodestra, attraverso un confronto positivo con la Lega». Percorso che si aprirà domani con l'Ufficio di presidenza del partito. Poi, «una volta definita la linea della maggioranza, è ovvio che va aperto un confronto» con l'opposizione, ma solamente «con l'Udc e il Pd». Precisazione che provoca la reazione dell'Italia dei Valori: «Cicchitto impari le regole della democrazia», dice Felice Belisario.

IDV - L'Italia dei Valori reagisce invece duramente alle parole di Fabrizio Cicchitto (l'esponente del Pdl ha infatti citato solo Udc e Pd tra gli interlocutori per le riforme). «Nessuna forza parlamentare può essere esclusa dal confronto - tuona il presidente dei senatori dell'Italia dei Valori, Felice Belisario - a partire da quelle che servono per uscire dalla crisi. Cicchitto impari le regole della democrazia». E intanto l'europarlamentare Luigi De Magistris torna ad attaccare Berlusconi e il Pdl: «Il partito dell’amore? Sì, verso gli evasori e i corrotti - scrive l'ex magistrato sul suo blog - i mafiosi e i fuggitivi dalla legge, agevolati da provvedimenti 'caritatevoli' come lo scudo fiscale, il processo breve, il ddl intercettazioni».

IL PD - «Che il centrodestra maturi una posizione comune sulle riforme è un auspicio più che legittimo - afferma Giorgio Merlo del Pd. - E su questo versante l'on. Cicchitto ha ragione. Purché questa posizione comune non si trasformi, in un secondo momento, in una proposta che viene semplicemente illustrata all'opposizione senza possibilità di emendarla». «Le riforme servono al paese e anche al rinnovamento, ormai non più rinviabile, del sistema politico - aggiunge Merlo - . Sarebbe semplicemente irresponsabile offrire delle giustificazioni a qualche forza politica che ha come unico obiettivo quello di bloccare tutto, gridare a giorni alterni al 'golpe' e alla 'dittatura' e giocare tutto al tanto peggio tanto meglio. Il Pd, com'è noto, non appartiene a e questa canea».