ACLI: le elezioni non sono un «televoto»
Il presidente Olivero: «Servizio pubblico deve garantire spazi informativi di approfondimento giornalistico»
ROMA - La decisione del consiglio di amministrazione della Rai di sospendere le trasmissioni di approfondimento giornalistico in vista delle elezioni regionali è «un fatto grave e preoccupante, perché per la prima volta vengono tolti spazi di confronto e di approfondimento indispensabili ai fini dell'esercizio consapevole del diritto di voto».
Ad affermarlo è il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero, che spiega: «I problemi nel nostro Paese non mancano e la politica ha di per sé la tendenza a rifuggire il confronto serrato con i problemi dei cittadini. Eliminare allora gli spazi di confronto che ad oggi esistono - con tutti i limiti che queste trasmissioni possono avere - è quanto di più negativo si possa immaginare per allontanare i cittadini della politica intesa come servizio del bene comune».
«A meno che - aggiunge Olivero - l'idea della democrazia che si ha in testa non sia quella di un gigantesco reality in cui i politici esibiscono se stessi con la gente che vota da casa. Ma la democrazia non è uno spettacolo di intrattenimento, le elezioni non sono un «televoto». Il servizio pubblico deve garantire un di più di spazi informativi di approfondimento giornalistico. Anche per questo i cittadini pagano il canone. Semmai la Rai dovrebbe impegnarsi a qualificare maggiormente questi spazi per evitare che si trasformino in «pollaio», ad aprirli di più alla società civile organizzata, a promuovere e sostenere un giornalismo non compiacente con la politica. Chiudere invece questi spazi, eliminare la mediazione giornalistica e lasciare le tribune ai politici per recitare i loro slogan è decisione grave che desta molta preoccupazione nei cittadini».
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