28 marzo 2024
Aggiornato 10:30
«No a ricostruzioni storiche strumentali»

Napolitano: l'Unità d'Italia è un vincolo invalicabile

Il Presidente della Repubblica: «Reagire contro i detrattori, impegno di tutti per il Sud»

ROMA - L'unità d'Italia è un valore e un «vincolo invalicabile», e non sono ammesse nè scuse «fuorvianti» come il divario, esistente ma non insuperabile, tra Nord e Sud del Paese, nè ricostruzioni storiche strumentali. All'Accademia dei Lincei il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano tiene un articolato discorso in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia e richiama tutti, a cominciare dalle classi dirigenti e dalla politica, a un «impegno condiviso» per «irrobustire la coscienza nazionale» degli italiani.

Insomma, in vista delle celebrazioni per l'Unità e delle polemiche connesse, Napolitano sgombra il campo dalle chiacchiere: è necessario «reagire ai rumorosi detrattori dell'Italia unitaria» e rifiutare «giudizi sommari e pregiudizi volgari sul formarsi dell'Italia unita». Servirebbe, certo, più conoscenza tanto che il presidente non esita a stigmatizzare «il grave deficit di conoscenze storiche diffuse di cui soffrono intere generazioni di italiani».

L'impegno condiviso di cui parla il presidente non significa certo annacquare la differenza e il conflitto tra le parti politiche, «fisiologico» in democrazia, ma implica «una svolta da parte dell'insieme delle classi dirigenti, un autentico scatto di consapevolezza e di volontà in modo particolare da parte delle forze che hanno, o possono assumere, responsabilità nella sfera della politica». «Spero - ha ribadito Napolitano - ci si risparmi il banale fraintendimento nel vedere sempre in agguato l'intento di un appello all'abbraccio impossibile, alla cessazione del conflitto. E' tempo che ci si liberi da simili spettri e da faziosità meschine, per guardare all'orizzonte più largo del futuro della nazione».

I problemi concreti da affrontare, del resto, non mancano, primo tra tutti quel divario tra Nord e Sud che rappresenta «il più grave motivo di divisione e debolezza che insidia la nostra unità nazionale». Certo è «futile e fuorviante assumere» questo divario «come prova che l'Italia non è unita e non può esserlo». Anzi, affrontare la questione meridionale «è un dovere della comunità nazionale e un impellente interesse comune».