20 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Ambiente & Territorio

Il 45% dei comuni italiani a rischio idrogeologico

Lo ha sostenuto il capogruppo dello Sdi-Ulivo al consiglio regionale dell'Umbria Ada Girolamini

PERUGIA - «Il problema del dissesto idrogeologico e della mappatura delle zone a rischio di inondazione debbono essere assunti negli atti di programmazione territoriale al fine di regolare gli insediamenti, le opere di salvaguardia e regimentazione delle acque, individuare le casse di espansione. I dati elaborati dal ministero dell'ambiente ci dicono che il 45% dei comuni italiani è considerato ad alto rischio idrogeologico». Lo ha sostenuto il capogruppo dello Sdi-Ulivo al consiglio regionale dell'Umbria Ada Girolamini in una interrogazione alla Giunta.

«Già da tempo l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni ha lanciato l'allarme chiedendo al Governo un piano per la manutenzione e l'adeguamento della rete idraulica italiana; il Gruppo intergovernativo sul mutamento climatico (Ipcc), nel suo quarto rapporto (che indaga le problematiche connesse agli effetti dei cambiamenti climatici sul rischio idrogeologico e le misure (con relativi costi) disponibili per l'adattamento a tale rischio specifico) evidenzia in particolare che il cambiamento climatico non significherà solo un aumento di temperatura, ma una modifica dell'intero sistema climatico, ivi compresi precipitazioni, venti e la frequenza e l'intensita' degli eventi estremi, con modalità differenti in differenti regioni del mondo. E' opinione condivisa - ha concluso - che si avranno un aumento della temperatura media in tutta Europa; un aumento nella frequenza delle precipitazioni in tutta Europa; un aumento nell'intensita' delle precipitazioni nell'Europa del Nord; un possibile aumento nella frequenza di eventi con precipitazioni intense in tutta Europa».