Berlusconi: segreto di Stato sui rapporti Sismi - Telecom
«Per non minare la credibilità degli organismi informativi». Il premier ha scritto una lettera di 42 righe destinata al gup di Milano
MILANO - Da Palazzo Chigi arriva un altro colpo all'inchiesta della magistratura milanese sui dossier illegali di Telecom. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha confermato il segreto di Stato che era stato opposto nel corso dell'udienza preliminare dall'ex funzionario del Sismi Marco Mancini, uno dei principali protagonisti della vicenda in cui si parla di rivelazione di segreto d'ufficio e soprattutto di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Il premier ha scritto una lettera di 42 righe destinata al gup Mariolina Panasiti che aveva interpellato appunto la presidenza del Consiglio dei ministri.
Gli elementi ai quali Mancini aveva fatto riferimento, spiegando la sua impossibilità a difendersi, secondo il premier «meritano protezione al massimo livello attraverso il vincolo del segreto di Stato». E ancora: «Il disvelamento di informazioni di siffatta natura potrebbe da un lato minare la credibilità degli organismi informativi nei rapporti con le strutture collegate, dall'altro pregiudicarne la capacità ed efficienza operativa, con grave nocumento per gli interessi dello Stato».
Un comunicato di Palazzo Chigi, diramato dopo l'anticipazione della notizia da parte del Corriere della Sera, spiega che si tratta di un segreto di Stato parziale riferito alle relazioni internazionali tra i Servizi e gli interna corporis degli organismi informativi. Ma la sostanza non cambia e la difesa di Mancini, avvocati Luca Lauri e Luigi Panella, canta vittoria spiegando che la magistratura aveva sottovalutato un elemento rilevante che era stato denunciato fin dall'inizio dell'inchiesta.
La decisione di Berlusconi non è la prima difficoltà nella storia dell'indagine. La Corte Costituzionale imponendo la distruzione dei dossier illecitamente costituiti utilizzando notizie riservate aveva fissato dei paletti molto precisi. Secondo stime attendibili il gip Giuseppe Gennari impiegherà alcuni anni per mettere in pratica la decisione della Consulta nell'ambito di un'udienza che non è stata ancora fissata.
I pm Stefano Civardi, Nicola Piacente e Fabio Napoleone studieranno le 42 righe firmate da Berlusconi per decidere se sollevare o meno conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale. L'iniziativa per ora solo eventuale allungherebbe ulteriormente i tempi di una vicenda giudiziaria che appare già su un binario morto.
Marco Mancini, che aveva già beneficiato del segreto di stato per il caso del rapimento di Abu Omar, è in sostanza non giudicabile anche nella vicenda dei dossier illegali. I magistrati dovranno valutare se la decisione di Berlusconi toccherà anche le posizioni degli altri imputati, la maggior parte dei quali aveva raggiunto un accordo con l'accusa per patteggiare, a cominciare da Giuliano Tavaroli, ex responsabile della security di Telecom. Tra gli imputati principali l'unico a non aver ancora trovato un accordo con i pm è l'investigatore fiorentino Emanuele Cipriani, l'interfaccia di Mancini nel groviglio dei dossier illegali. Ma sembra solo un problema di quantum da risarcire.