3 ottobre 2025
Aggiornato 07:30
«Ringranziarvi non è un gesto dovuto»

Schifani visita i militari in Kosovo: grazie da tutti

«Spero nella unanimità su nuove dislocazioni delle truppe». Il Presidente del Senato ha pranzato con i Militari

PEC - «Ringranziarvi non è un gesto dovuto». Così il presidente del Senato, Renato Schifani, si è rivolto ai militari italiani di stanza in Kosovo al villaggio Italia, base operativa della Kfor. E' con loro che la seconda carica dello Stato ha voluto trascorrere la vigilia di Natale per «ringraziare del lavoro fatto, del grande contributo sociale» portato a quel paese, un contributo «per la pace non solo internazionale ma anche italiana».

1.500 uomini che presto diminuiranno di numero a fronte di uno spostamento di parte del contingente in Afghanistan, ma le missioni italiani sono, per Schifani, «tutte importanti» e anche collante per il mondo della politica, tanto è vero che il presidente del Senato ha auspicato e previsto che si possa raggiungere «l'unanimità delle forze politiche in Parlamento» quando ci sarà da votare la nuova dislocazione delle truppe sullo scacchiere internazionale.

Discorso ai militari piazza d'Armi, poi messaggio di auguri da Radio West, l'emittente che trasmette dalla base, e infine per Schifani pranzo con i soldati. Tutto rigorosamente proveniente dall'Italia ma made in Kosovo, cucinato per l'occasione dai cuochi del contingente. Un modo come un altro per far sentire «questi ragazzi un po' più vicini a casa, per far sentire loro - ha detto il presidente - che l'Italia li ringrazia per il loro impegno».

POLITICA - Infine, nell'incontro con i giornalisti spazio anche per la politica: prima di tutto per ribadire «che non c'è nessun diavolo», ha commentato Schifani riferendosi alle parole del leader di Idv Di Pietro. «Questo linguaggio - ha detto il presidente del Senato - non piace a me e credo non piaccia neppure al Paese». E poi per formulare l'augurio per il nuovo anno, la speranza, cioè, che «le distanze in politica non siano mai incolmabili. Ecco perchè - ha detto Schifani - la mia lettera a Gesù Bambino è di assistere l'anno prossimo a una politica che si parli, che esca dall'incomunicabilità, dall'odio e dalle offese e che sia dia un vocabolario più pieno di contenuti e buona volontà».